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Harmonic Innovation, un polo da 40 milioni che porta l’innovazione Made in Italy all’estero

Harmonic Innovation, un polo da 40 milioni che porta l’innovazione Made in Italy all’estero

La società con sede a Catanzaro ha un forte focus sugli Stati Uniti d’America ma, come ha spiegato il neo presidente, Paqualino Scaramuzzino in una intervista a Radiocor, mette nel mirino anche Singapore, Londra, e Hong Kong.

(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Con la fusione tra Harmonic Innovation Group e Eht Holding nasce una delle più rilevanti holding conglomerato sui temi dell’innovazione. Una realtà che oggi conta più di 1500 startup e un fatturato pro forma di oltre 40 milioni di euro e di oltre 400 milioni come valore aggregato della rete consortile . In una intervista rilasciata a Radiocor, il neo presidente Pasqualino Scaramuzzino, traccia la rotta del futuro che punta ad una espansione all’estero con un particolare focus sugli Stati Uniti dove è già partito il progetto Innovit . Ma il cuore e il cervello restano ben piantanti in Italia. Tra la Calabria e la Sicilia, infatti, l’azienda sta realizzando il più grande hub del Mediterraneo per l’innovazione.

Come nasce Harmonic Innovation e quali sono le sue linee di business?

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Harmonic Innovation Group nasce da una intuizione portata avanti da Entopan, società nata 25 anni fa, che ha promosso con visione la necessità di trovare una via italiana all’innovazione promuovendo un approccio ecosistemico su più livelli e territori, anticipando peraltro i principi del Piano Mattei. Oggi quella visione si è trasformata nel nostro Gruppo, un grande player dell’innovazione anche grazie alla fusione con Etna Hitech. Dalla fusione di questi soggetti, completata a fine giugno, siamo diventati il primo player dell’innovazione italiana. Il tema è la costruzione di un ecosistema, un luogo in cui tutte le componenti dell’innovazione possono trovare albergo. A partire dalla ricerca, lo sviluppo , incubazione e accelerazione e messa a mercato di sistemi innovativi.

Rispetto ad altre realtà in cosa vi differenziate?

Il gruppo, così come è oggi, ha al suo interno tre linee di business differenti ed è questa la prima novità de nostro ecosistema. Ci sono realtà che fanno solo “scouting” dell’ innovazione, o solo real estate o solo system integration. Noi invece operiamo contemporaneamente e sinergicamente su tutte le aree. La seconda novità è il modo in cui guardiamo e generiamo il cambiamento. La definiamo innovazione armonica perché concepita e sviluppata per promuovere impatti economici, sociali e ambientali di lungo periodo e in ottica mediterranea, Vogliamo parlare al mondo affermando il nostro modello autentico di innovazione.

Sono previste espansioni all’estero?

Abbiamo approvato le linee guida di un piano strategico che prevede aperture anche all’estero. Il piano sarà definito nei dettagli e illustrato entro fine anno. Intanto siamo già presenti a San Francisco dove insieme alla Fondazione Brodolini gestiamo le attività di Innovit nella Silicon Valley. Il governo ci ha individuato come il soggetto che è capace di far dialogare l’ecosistema dell’innovazione italiana con quello americano. Non solo, là approderanno anche le start up africane che si candideranno per l’accelerazione dai Paesi del Piano Mattei nell’ambito del programma AI Hub for Sustainable Development. Un esempio di ecosistema tra Sud Italia, Usa e Africa. Stiamo lavorando da un anno e mezzo e devo dire che Innovit ha assunto una eco mondiale e ci sono stati grandissimi riconoscimenti. A testimonianza di ciò siamo stati invitati al G7 Commercio di Reggio Calabria che si è tenuto a luglio scorso proprio in virtù della credibilità e dell’affidabilità del nostro lavoro. Le aperure all’estero fanno parte del nostro piano industriale e la fusione con Eht ci avvicina a questo obiettivo: garantire una serie di aperture in tutto il mondo per esportare il nostro modello di innovazione.

Oltre agli Stati Uniti, guardate ad altri Paesi ?

Puntiamo a Singapore, Londra, e Hong Kong nei prossimi cinque anni. Stiamo lavorando in questa direzione. Abbiamo grandi investitori che scommettono su di noi e credono in quello che facciamo. Il percorso è individuato. Pensiamo di essere un asset del Paese; ci definizamo una impresa privata di interesse pubblico; cioè fatta da privati ma con una rilevanza di carattere pubblico.

A livello finanziario come avete chiuso il 2023?

Si è chiuso con una crescita delle attività che facciamo con particolare focus sull’assistenza alle startup e Pmi che oggi si attestano a 1.500 coinvolte e sull’innovation. Oggi abbiamo un fatturato proforma di oltre 40 milioni euro e un valore della produzione aggregato della rete consortile di oltre 420 milioni.

Siete fiduciosi di continuare a crescere anche nell’anno in corso?

Continueremo a crescere a doppia cifra. Il nostro obiettivo è duplice; da un lato affermare il progetto industriale; dall’altro affermare la nostra idea come portatori di autenticità.

Nel vostro piano strategico è prevista anche una eventuale quotazione?

La borsa è una esperienza bellissima ma stiamo rifuggendo da metriche che non sono nel nostro animo. Non amiamo le logiche di breve periodo. Siamo una impresa di lungo termine, abbiamo investitori pazienti che sanno che il loro investimento verrà remunerato. Siamo un po’ atipici ecco perché la Borsa non è nei nostri piani.

L’Intelligenza artificiale sta modificando le abitudini delle persone. A suo avviso è un elemento di preoccupazione o una opportunità?

L’intelligenza artificiale deve essere uno strumento che l’uomo utilizza. Non può essere pensata per utilizzare l’uomo. Se interpretata come tecnica usata dall’uomo ha un grande pro se c’è un sovvertimento dei valori sarà un caos per tutti.

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