Di Al. Tallarita
Forse un episodio tra i più inusuali, nelle elezioni europee in Italia, è stata quella nota stonata, riferita, del tradimento del Senatùr e del suo dichiarato voto contro la Lega, il suo partito. Dove invece, il partito di Governo mantiene salda la leadership. E Lega e Forza Italia, confermano una coalizione forte. Dimostrando un Governo solido, in una Europa scossa dalle ultime elezioni.
Che sì, si dica pure che esistono simpatie ed antipatie in politica, ma rifiutarsi di capire che la Lega è Matteo Salvini e già da un bel po’, a prescindere dalla realtà politica, che si muove tra alti a bassi, vuol dire negare solo la realtà dei fatti.
È tradire un’ idea, per la quale nasce e si sviluppa un progetto politico, con le sue naturali evoluzioni storiche e i suoi leader, cercando a tutti i costi di mettete un sigillo con lo scopo di voler usare il nome di quel partito e le sue fondamenta storiche, per paventarne altri o per guardare, come ieri, solo al nord.
Allora abbiate la forza, il coraggio e la leadership, per fondarne un altro di partito, anche nord e chiamarlo “K” . Perché questa Lega 2024 con tutte le sue evoluzioni, oggi partito nazionale, il leader ce l’ha.
E non è sostituibile.
In quanto questo è un partito che trae linfa dalle sue visioni politiche, spesso azzeccatissime, comunque sempre realista sui fatti. Le visioni politiche hanno bisogno di spazio e respiro , ma anche resilienza.
È la storia a insegnarlo.
È il partito che ha rifiutato volontariamente il centro con il PPe in Europa, seppur fosse una strada percorribile, specialmente con Silvio Berlusconi. E a siglare unico partito di centro destra, un fronte unico dal sapore repubblicano. Paventato infatti nel 2022.
Idea che allora a mio avviso poteva rivelarsi interessante e di lungo periodo.
Sempre per quella teoria che ci si evolve e si torna anche sui propri passi ove necessario. E se davvero si vuol stare in politica, a far la politica.
E si sa, che la vita è fatta di continue scelte.
La successiva è stata di fiutare che l’Europa virava a destra. Destra di conservatori, estrema destra e ultra destra. Portando alla decisione di fare scelte non facili e unendo i leader della destra Europea a Firenze. Destra oggi risultata vincente con la costante, lealtà nei confronti della omologa Marine Le Pen. Oggi protagonista di una Francia nuovamente rivoluzionaria. Che ha portato Macron allo tsunami che abbiamo visto e la Germania idem nel tornare all’estrema destra.
Perché il voto cambia, tra percorsi di pace e di guerra. Tra giochi di potere e di paura. Di guerra ed incertezze di vita ed economiche. E con essa la ricerca di sicurezza e la richiesta di aumento del controllo, che sono alla base dell’avanzare costante del rassicurante pensiero conservatore e della destra, che volente o nolente fa’ della sicurezza uno dei suoi baluardi e che si sposta sempre più a destra di sé stessa.
Avere infine piani sintecici leali e coerenti per l’elettorato, sfiduciato dall’andare a votare, per le stime, ma che comunque vota (forse chi non vota non sa e non studia quanto si sia lottato per avere la possibilità di votare) e non voler sempre e solo saltare sul carro dei vincitori non è da tutti, ma è quello che nel lungo periodo, mantiene in vita.
Partiti, Leadership e Leaders.
Nonostante il cambiamento della società e l’evoluzione della storia. Essere se stessi in politica è il prezzo più alto che si può pagare. Ma alla lunga la coerenza di se stessi vince.
E il tradimento si paga.