di Al. Tallarita
Ci sono questioni delicate, in cui il silenzio è d’oro. Affinché chi di dovere, proceda nelle attente analisi dei casi e delle situazioni sociali, nonché di eventuali provvedimenti da prendere o da modificare su detenuti speciali come i terroristi.
Si perché l’anarchico Cospito è un terrorista. Lo sono tutti coloro che, attraverso a politica del terrore, cercano di imporre la propria visione politica, con metodi intimidatori a sfondo stragista.
E sminuire tutto ciò, all’interno di un dibattito da mercato della frutta, a cui stiamo assistendo, lascia perplessi e attoniti.
Dopo l’arresto di un capomafia, quale Messina Denaro e una latitanza a quanto pare gestita per trent’anni sul territorio, grazie a una identità falsa, lo Stato si trova ad affrontare una protesta scomposta, innescata da un terrorista, con uno sciopero della fame e portata avanti da sedicenti anarchici, sui muri, le aule occupate alla Sapienza ( e qui troppo..ci sarebbe da dire..) e le piazze, su uno dei nodi cruciali dei provvedimenti, appositamente creati per la guerra alla mafia: il 41 bis.
La questione è questa.
E non la querelle FdI: Donzelli, Demastro, finiti sotto scorta con Ostellari e PD: Orlando con suo coerentissimo no al 41bis.. si al 41bis… , la Serracchiani che con gli altri compagni arrivano nel carcere da Cospito, per verificare le reali condizioni e incontrano, altri carcerati al 41bis, per reati di mafia. E ci sarebbe molto da dire, sul fatto che ci sono centinaia di altri detenuti, che fanno sciopero della fame, ma che non vengono visitati…
Alle accuse, vi sono in risposta le querele. Seppur più serietà e celatezza non guasterebbero. E il Presidente del Consiglio, richiama oggi alla responsabilità. Ed è questione delicata, da analizzare e capire, nei temi e nei modi, in cui tali avvenimenti si stanno susseguendo.
L’Italia ha un passato stragista, che tanto passato non è. E chi crede, di celare la testa sotto la sabbia per vivere sereno, o occuparsi apparentemente solo di economia ballerina, tra guerre e crisi cicliche, non fa un buon servizio alla nazione. Né alla sua sicurezza.
Il termine piovra, che tanto ricorda gli anni ’80, palesa quanto ramificata possa essere la gestione del potere cattivo. Nella concatenazione temporale degli eventi. Della conclamazione di affari, malaffari, poteri centrali e indagini, che intanto proseguono, sciogliendo le matasse possibili.
I risultati sono frutto di valutazioni costanti e di tempi esatti.
La luna, di cui parla Sallusti in uno degli ultimi articoli.. ahimè è rossa, non di buon auspicio, sotto una confusa ma pericolosa minaccia anarchica, con le spoglie di un arcaico comunismo e vari associati silenti. Comprimari. O forse di più..