Di. A Tallarita
Dato che finalmente è arrivato al Consiglio dei Ministri, il disegno di Legge sull’autonomia differenziata, scritto dal Ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli ed è stato approvato, seppur dopo aver subito qualche modifica, vediamo di capirne i nodi cruciali e la sua importanza.
Cosa fa e cos’è l’autonomia differenziata
è una forma con cui le Regioni possono richiedere autonomia in ambito decisionale, su materie di cui lo Stato, non ha un’ assoluta potestà legislativa. In particolare su: istruzione, sanità, energia, ambiente ad esempio.
Appena approvato dunque i Ddl e stabiliti i livelli essenziali delle prestazioni, Lep, che per la Costituzione sono inerenti ai diritti civili e sociali, le Regioni potranno inoltrare richiesta per l’autonomia.
Attraverso un’intesa tra Stato e Regione, analizzata dalla Conferenza Stato-Regioni e dal Parlamento, vi saranno sessanta giorni per i vari definitivo. Nell’intesa tra Stato-Regione, inoltre, sarà indicata la durata dell’accordo, di dieci anni.
Concluso tale iter, l’intesa andrà in Cdm e da qui, inviata alle Camere come disegno di legge, da approvare, con la maggioranza assoluta.
Diciamo che, nell’articolo 116 della Costituzione, è previsto che siano possibili: forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117.
Inoltre, la riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, introduce la possibilità in un comma dell’articolo 116.(La legge costituzionale n. 3/2001 ha interamente riscritto il Titolo V della Costituzione, (Il titolo V è stato riformato con la l. Cost. 3/2001, dando piena attuazione all’art. 5 della C., che riconosce le autonomie locali. La riforma ha dato attuazione e copertura costituzionale alla riforma denominata ‘Federalismo a C. invariata’ (l. 59/1997)) modificando l’assetto del governo territoriale e sovvertendo i tradizionali rapporti tra Stato centrale ed enti periferici).
Alle Regioni è stata riconosciuta l’autonomia legislativa, (potestà di dettare norme di rango primario, articolata sui 3 livelli di competenza).
Pertanto tranne le Regioni a statuto speciale, le altre Regioni ordinarie, che la richiedono, possono ambire all’autonomia. Con Legge dello Stato, in intesa tra questo e la Regione, approvata dalle Camere a maggioranza assoluta.
Era il lontano 2017. E dopo la pandemia tutto sembra lontano, momento in cui la tematica autonomia è sembrata attualissima, dato che ogni Presidente di Regione, in discussione con lo Stato, ha deciso in autonomia su molte questioni, come ad esempio restrizioni e chiusure o altro. In quell’anno Lombardia e Veneto dopo regolare referendum, chiedevano l’autonomia differenziata, così come l’Emilia Romagna, richiesta con delibera della Giunta regionale.
Pertanto la questione si comprende, come non sia affatto di colore politico, nonostante sia la Lega a portare avanti fortemente la proposta.
Ora, nonostante fosse stato scritto dal Ministro Calderoli, ferratissimo e iepr titolato nel farlo, il testo, già modificato per arrivare dove è arrivato, comunque dovrà attendere l’approvazione della Conferenza tra Stato e Regioni. E poi arrivare, per essere emesso, in Consiglio dei Ministri.
Nodo cruciale, sono stati i livelli essenziali delle prestazioni i cosidetti Lep. Da definire per tutte e regioni.
Su tale fattore si erge l’opposizione dei gruppi politici e sindacali come CGIL. In particolare sul fatto, che non sia il Parlamento a stabilire il livello base delle prestazioni per i cittadini, su questioni come a sanità o istruzione. Ma il Consiglio dei ministri ha apposto una norma: stabiliti i livelli essenziali delle prestazioni, i finanziamenti saranno stabiliti prima e poi ci saranno le intese Stato- Regioni. Se fosse così necessario, destinare risorse economiche, per raggiungere questo livello di essenzialità.
Tenendo presente un fondo per una distribuzione più equa, nelle regioni meno rafforzate (su lavoro, economia, sanità, welfare).
Subito a seguire, le intese con le Regioni, sono definiti i tempi e le procedure di approvazione da parte dello Stato, per ogni Regione.
Dato che l’obiettivo è di garantire per tutti e a livello nazionale, questi livelli essenziali di prestazione, ci saranno vari decreti del presidente del Consiglio, per determinarli. Venendo definiti entro la fine dell’anno, con una cabina di regia, composta da vari Ministri di competenza. Come previsto dalla Legge di bilancio di fine 2022.
Link citazione: Treccani.it