Di Al. Tallarita

Per il comune sentire, la possibilità di vivere come si viveva prima della avanzata tecnologia, non è pensabile o possibile. In questo articolo difendo l’opposta teoria. Vivere oggi come prima degli anni cinquanta. Arrivando a quando la corrente non era presente in tutte le case, e benché meno esistevano gli elettrodomestici, quali il frigorifero la televisione e il resto. Creati con l’illusione di fornire forme di felicità fittizie per la persona umana.una felucita oagabike a rate. Venduta attraverso slogan pubblicitari di mogli relegate in casa sorridenti al lato dei propri elettrofomestici. Relegando invece sempre più l’umanità progredita in un profondo e alienante isolamento. 
Nel chiuso di case fintamente animate da vite altre, quelle elettriche, e meno da vite umane. Si perché quello che palesemente a mio avviso creano gli elettrodomestici non è una facilitazione dei compiti da svolgere in casa, quanto la possibilità di lanciarsi dritti verso um consumismo esasperato e esasperante.Questo alla luce di quanto accade. Nel momento in cui per esempio si pensa al tempo impiegato per compiere un azione, che serve nella sua naturale condizione, a rendere piena l’ esistenza di cose da fare. E quanto di contro la velocità, propinata dalla tecnologia, non renda oltre modo  banale, scontata, superata, mediocrizzata dalla stessa velocità con cui la si fa, qualsiasi azione derivante dall’uso di un processo tecnologico ed elettronico. Questa mia, chiaramente non vuole essere un intenzione di regresso, quantomai la possibilità di pensare che oggi più che mai si sia sempre e comunque davanti a uma possibilità di scelta.Vivere il proprio tempo entro una dimensione spazio temporale umana, il cui tempo scandito sia quel della persona,  vale a dire quello dei piedi che camminano e vanno a piedi, ci riporta a una dimensione di naturalità quanto meno dimenticata dalla società contemporanea.Questo tempo da riscoprire e assaporare é  altresi il tempo della luce e del buio, quelli naturali. Del ciclo naturale della notte e del giorno e dei cicli biologici tanto del corpo quanto dell’universo.  Ritrovare il nostro tempo, quello del battito cardiaco, significa riportarci a una dimensione di umana e física ragionevolezza. Dove il cammino di crescita possa svolgersi pienamente, dentro un universo migliorabile, e il cui equilibrio nel tempo è stato fortemente minato dai poteri economici e finanziari, che spesso e  volentieri per ragioni puramente materiali, velocizzando i cicli naturali, solo al fine di aumentare i consumi e pertanto gli introiti, calpesrano la naturale dimensione della vita.Un criceto che corre esasperato all’accumulo e al consumo. Ecco a cosa ridotto l’uomo anche ignaro del fatto che i denari depositati nelle banche, appena depositati, smettono di essere veri, divenendo numeri virtuali riducibili allo zero in pochi istanti. Cancellando i sacrifici magari di una vita.Voler vivere cercando di dimenticare tutto questo vuol dire nascondere la testa sotto la sabbia. Fare la scelta della paura. La scelta di non credere al cambiamento alla resurrezione alla nuova vita. Scegliendo l’oscurità. Voler rendersi conto, radicalmente fare dei sostanziali ma semplici cambiamenti nella vita quotidiana, vuol dire smontare un potere occulto che trama per il bene dei pochi e sempre più ristretti gruppi umani. Divisi tra obesi e morti da malnutrizione.Allargando oltre misura quella forbice di disparità e disuguaglianza nel mondo tra le popolazioni. Risparmiare l’acqua, lavarsi con acqua raccolta nel lavabo e non che scorra e si sprechi, vuol dire tanto. Per fornire da bere a chi non usufruisce di tali risorse. La guerra per l’acqua il nuovo oro è prossima. Inoltre il consumo a casa e la riduzione delle bollette vuol dire spendere meno. Lo sperpero implica consumo e corsa all’accumulo. La ruota può essere consapevolmente fermata, da ognuno è con la ragionevolezza di tutti.Inutile poi porsi dalla parte di una teorica intellettualità, senza mettersi in prima persona a cambiare le regole dall’interno. Sperimentando una dimensione umana più vicina alla natura stessa dell’individuo.Di quel tempo in due dimenticato.Del ciclo naturale del giorno e della notte. Del tempo esatto insito in ogni azione.Un tempo che abbia il tempo di compiersi dentro l’azione stessa del fare e non un tempo già altro da sè.  Che guarda alla conclusione repentina di ogni azione, avidamente proponendo già la fine della stessa. E all’idealizzazione di una nuova azione che attende nel futuro. Una sorta di cannibalizzazione del fare atto dopo atto. Privato della metabolizzazione tipica di ogni processo.Tale premessa teorica giova da cornice alla sperimentazione empirica che qui propongo e che riguarda la possibilita’di vivere normalmente, per quanto tale parola non significhi altro se non: “rispondente alle norme comunemente accettate da una società, e pertanto  appunto non assolute.”Dicevo di vivere senza l’ausilio di comuni moderni oggetti che sembrerebbero essere insostituibili. Chiaramente la frenecititá della vita e un deterrente della sua più alta qualità e ciò va tenuto presente . Ma mi chiedo quanta responsabilità ha questo modello venduto di velocità.. velocità, fretta, stress nel meccanismo del criceto che corre dentro al sua ruota senza mai fermarsi, ne raggiungere lo sperato obbiettivo,metafora rappresentativa nel vivere moderno? Lavorare di più per produrre di più e più in fretta e più velocemente…un dictat propinatoci a partire dalla seconda rivoluzione industriale.  Ma a cosa ha portato forse alla felicità e soddisfazione piena dell’individuo,  giunto a spiegarsi il mistero della esistenza?  Non di certo.E allora a cosa conduce tutto questo processo che appare finalizzato si alla felicità ma di pochi? All’esaurimento della persona.Si perché il corpo geneticamente non si é poi così tanto evoluto tanto da cambiare radicalmente da quello che centinaia di anni orsono viveva un’altra dimensione molto più umana al tempo della natura stessa dell’uomo. La mancata preparazione del nostro corpo a questa mutante e forzata dimensione temporale, votata alla velocità che siamo costretti  a vivere, per imposizione di un sistema che veder la massa come fatta di numeri atti a comprare e consumare fa sì che le malattie derivate dallo stess, fino hai tumori di ogni sorta e alle malattie immunitarie siano lo spettro contro cui combattere. Ma si tratta si una lotta  contro i mulini a vento di donchisciottesca memoria. Dato che se non si torna, scegliendo di fermarsi, a una dimensione temporale pensata e respirata al ritmo del battito cardiaco e del tempo dell’andare naturale del corpo che cammina. Si arriverà ad un processo di autodistruzione senza ritorno.Basta poco quotidianamente per rpristinare quel respiro lento e diaframmatico. Meditato e pensato da attuare nella quotidianità. Per esempio riscoprire il piacere di far la spesa nei mercati o nelle botteghe di rione. Comprare prodotti di cui i conosca la provenienza. E comprarli freschi di settimana in settimana o meglio di giorno in giorno evitando così di conservarli in frigorifico per poi buttarli dopo poco.Perché già alterati dall’iniziativa fragranza.Il frigorifero ad esempio è un elettrodomestico di cui si può tranquillamente farne a meno. Basta a comprare prodotti freschi atti a essere consumati in due o tre giorni  e non congelare forzatamente tutto.le statistiche chiaramente palesa no quanto nella media gran parte di tutto quanto è conservato in frigorifero finisce nella spazzatura. Pur sapendo inoltre quanto i processi di congelamento e di scongelamento siano causa di malattie del corpo. È risaputo trattasi di processi che alterano le proprietà organolettiche degli alimenti.E allora laddove si possa fare una tale scelta perché non compiere e riscoprire la dimensione di un’alimentazione sana fatta di alimenti sani a kilometro zero? Di freschezza e genuinità. Riportando noi stessi a una dimensione umana più consapevole del nostro corpo, della natura e del rispetto degli altri animali.Vivere bene é imprescindibile da questo generale equilibrio tra noi e il resto  dell’universo.Io vivo da oltre 5 anni senza frigorifero seguendo un alimentazione da oltre 15 anni per lo più vegana, pregando, viaggiando naturalmente vivendo il momento presente animata da un sentire ajurvedico,e da uno stile di vita anticonsumistico, spartano, dove mi ritrovo liberamente a pensare e leggere “dentro e fuori la cassa” le incongruenze del sistema.E ho combattuto il Lupus eritematiso sistemico con queste pratiche di vita.

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QUEL TEMPO IN DUE DIMENTICATO. CONSAPEVOLEZZA DEL VIVERE NATURALMENTE

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Uomo criceto

http://video.repubblica.it/divertimento/usa-in-ufficio-come-un-criceto-la-ruota-per-fare-movimento/177803/176539?refresh_ce

A Cosa Si Arriva?

Notizia: una ruota in ufficio : “E’ utile soprattutto per chi fa una vita sedentaria da ufficio e non ha tempo o voglia di andare in palestra. Una ruota da criceto sulla quale muoversi mentre si è davanti al computer. Si chiama Treadmill Desk ed è una scrivania in legno a forma di ruota, un tapis roulant dove poter correre o camminare e liberare così l’energia repressa per aumentare il livello di concentrazione. Chissà se una tale invenzione può realmente aprire una nuova era a favore di una grande produttività”.

E La Riflessione Di Altri Studiosi

Nel testo del professor Segrè Lezioni di ecostile, si trovano ad avvalorare queste riflessioni esempi vari sullo stile di vita contemporâneo, che possono far profondam,ente rifletere. Innanzi tutto del come abbiamo dimenticato che si consuma per vivere e non si vive per consumare. E a seguire informazioni circa il land-grabbing e il junk food, sugli imballaggi e sulle conseguenze che conducono dritti all’inquinamento. Inoltre tematiche quali la sovrapproduzione e lo spreco di risores possono a bem dire, aiutarci a rifletetre su cose comuni, che costantemente contornano il nostro agire, e del quale non ci si rende piu’ conto , a causa di una cecita’ autoditruttiva. Una facile dimenticare che conduce al vivere alterni paradossitra giornate dedicate all’Obesità e giornate dedicate all’Alimentazione, eche per causalita’ intercorrono nello stesso mese.

Consumare meno e meglio, l’invito di segre’ che faccio profondamente mio, e di tutti coloro che consapevolmente intendano non celarsi dietro la dimenticanza, per vivere una vita pensata e respirata. Questo ci aiuterebbe fortemente e ridurre i rifiuti e limitare gli imballaggi. Debbellare quel vírus inculcato della mente di tutti di una crescita a tutti i costi. Potenziare la nostra intelligenza ecologica ci porta a trasformare gli sprechi in una risorsa positiva facendo dei concetti di solidarietà condivisione e compassione le nuove parole motrici dell’economia .

Si arriva a una sorta di cannibalizzazione del fare atto dopo atto. Privato della metabolizzazione tipica di ogni processo. La Artuso, in Eco-famiglie. Ci pone di fronte e riflessioni ed esperienzeche possono aumentere la consapevolezza orientando e una eco-sostenibilita’ fattiva. Concretamente traducibele nell’azione di tutti. Consigli, come la condivisione della mia esperienza personale, che non há paura dei sacrifici e che anzi li innalza al retorno di una semplicita’ e naturalita’ che riempiono la vita. A volte i troppi agi conducono alla depressione in quanto non si riesce concretamente a riempire il próprio tempo di azioni utili a farlo sentire pieno e ricco di esperienze. Tutte quelle azioni che releghiamo alla modernita’ elétrica, ai surrogati dei nostri naturali gesti corporali, non fanno altro se non rubare le nostre naturail azioni.Pertanto il fare, l’agire com il corpo e la mente di pari passo, ci aiuta a non chiuderci, in un’alienante condizione passiva, che inesorabilmente conduce a patologie della mente e dello spirito.

Essere Più Ecologici
Pertanto numerosi siamo gli studiosi che aiutano a pensare come ridurre i consumi ed essere più ecologici , limitando anche le spese e riducendo i consumi spesso privi di significato, e pertanto evitabili. Redendoci consapevoli dell’educazione in tale vertente, delle nuove generazioni, per la prosecuzione di stili di vita sostenibili.

Dova la visione congiunta sai quella che il vero cambiamento parta proprio dalle piccole cose.

Senza forzature, che non siano le modalita’ di un fare consapevole ognuno alla própria portata, vi sarano che piu’ e chi meno a fare dei piccoli grandi passi, dei piccoli e grandi sacrifici, per un migliore e pensato consapevole consumo, per una nuova vertente dell’economia, che si possa arricchire di parole quali: amore, considivione, compassione , umilta’.

Un testo tratto da un’esperienza di vita, Autore Devis Bonanni , ci porta a immaginare una decisione forte inusuale di un giovane che lasciatutto , il lavoro DI tecnico informatico, gli agi della comodita’ moderna per andare a ivere in campagna. Un’aspirazione, che si trasforma in concreto progetto di vita. un piccolo orto, da per un contatto più immediato con la natura e realizzare una prima forma di autosufficienza alimentare, accompagnata da uno stile di vita semplice ed ecosostenibile. Si trasferisce in una casetta di legno per dedicarsi a tempo pieno a un nuovo stile di vita frugale.Lavorare di più per produrre di più e più in fretta e più velocemente…un dictat propinatoci a partire dalla seconda rivoluzione industriale. Ma a cosa ha portato forse alla felicità e soddisfazione piena dell’individuo, giunto a spiegarsi il mistero della esistenza? Non di certo.

E allora a cosa conduce tutto questo processo che appare finalizzato si alla felicità ma di pochi? All’esaurimento della persona.

BIBLIOGRAFIA
AAVV. Consumo consapevole. A cura di: Commissione permanente di studio dell’ONB “Igiene, Sicurezza e Qualità”.Roma: Aida Editore, (2016).

Artuso E. Eco-famiglie. Riflessioni, esperienze, idee per una maggiore consapevolezza e un orientamento più sostenibile.Torino: Il Leone Verde Editore,(2012).

Bonanni D. Pecoranera. Un ragazzo che ha scelto di vivere nella natura. Venezia: Marsilio editore,(2012).

Martirani G. Il drago e l’agnello: dal mercato globale alla giustizia universale.3a.ed. Roma: Paoline Editore, (2002).

Moriondo C. Il manuale dell’alimentazione. Principi nutritivi, metabolismo, alimenti, dietetica, igiene, cottura e conservazione degli alimenti.Milano: Hoepli Editore, (2007).Segrè A. Lezioni di ecostile. Milano: Mondadori Editore, (2010).

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