Redazione

La Cina si conferma il leader mondiale delle rinnovabili. Secondo l’ultimo report dell’Agenzia internazionale dell’energia, entro il 2030 avrà il 60% della nuova capacità installata. Sempre per quella data, Pechino controllerà il 50% delle rinnovabili mondiali contro il 30% del 2010. 

Una supremazia totale e a poco serviranno i dazi sui pannelli solari. La Cina appare sempre più come il campione mondiale della transizione e, in particolare delle energie rinnovabili. Non è solo un primato sulla tecnologia, dai pannelli alla pale eoliche passando per le batterie: a ben diritto, il governo di Pechino potrà vantare in pochi anni il sorpasso sul resto del mondo.

Il sorpasso nel giro dei prossimi cinque anni, perché mentre in Europa le energie verdi stanno rallentando nella loro crescita aggredite dalla lobby dei fossili che cerca di rallentare la transizione energetica, la Cina continua a correre.

L’Europa non rallenta, ma cresce meno velocemente

Attenzione: l’Europa sta solo correndo meno rapidamente e non in tutti i Paesi. Il contributo della Ue sarà, infatti fondamentale per raggiungere gli obiettivi fissati nella Cop28 di Dubai: triplicare la capacità globale di rinnovabili entro il 2030. A patto di contribuire – come il resto del mondo occidentale – allo sviluppo di eolico e solare nei paesi in via di sviluppo.

Lo si legge nel rapporto annuale dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) denominato ‘Renewables 2024‘:  “Le energie rinnovabili  sono sulla buona strada per soddisfare quasi la metà della domanda mondiale di elettricità entro la fine di questo decennio”.

L’agenzia sostiene che il mondo “è pronto ad aggiungere più di 5.500 gigawatt (GW) di nuova capacità di energia rinnovabile tra il 2024 e il 2030″, il che rappresenta ‘quasi tre volte l’aumento osservato tra il 2017 e il 2023″.

rinnovabili cina

Rinnovabili: la Cina coprirà il 60% della nuova capacità di eolico e fotovoltaico entro il 2030, superando Ue e Usa

Inoltre “i 70 Paesi, che collettivamente rappresentano l’80% della capacità di energia rinnovabile del mondo, sono sulla buona strada per raggiungere o superare le loro attuali ambizioni di energia rinnovabile per il 2030“.

Nonostante questo, l’obiettivo di triplicare la capacità mondiale non sarà raggiunto nel 2030, ma manca veramente poco. Secondo l’Aie, la capacità globale “raggiungerà 2,7 volte il livello del 2022 entro il 2030″, a patto che i Paesi siano “più coraggiosi“.

L’Europa, in particolare, dovrebbe accelerare gli investimenti in infrastrutture, come ha ricordato in un suo editoriale il Financial Times: servono più sistemi di stoccaggio dell’energia, batterie e accumuli, e una rete che possa supportare al meglio la crescita delle rinnovabili. Le ore di prezzi negativi stanno salendo e accade che molta energia vada sprecata.

Dalle rinnovabili l’ energia più economica

L’Agenzia ha ricordata ancora una volta come le rinnovabili crescono perché costano meno. La rapida diffusione è “dovuta non solo agli sforzi per ridurre le emissioni o migliorare la sicurezza energetica, ma sempre più al fatto che le energie rinnovabili rappresentano ora l’opzione più economica per aggiungere nuove centrali elettriche in quasi tutti i Paesi del mondo“, ha dichiarato Fatih Birol, direttore generale dell’Aie.

Il solare fotovoltaico coprirà l’80% della crescita della capacità rinnovabile globale da qui al 2030, mentre l’energia eolica vedrà il suo tasso di espansione raddoppiare tra il 2024 e il 2030 rispetto al periodo 2017-2023.

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Categorie: VaiEnergy

Tag: Agenzia internazionale dell’energia, aie, Cina, eolico, fotovoltaico, rinnovabili, transizione energetica, unione europea

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Energica, un patrimonio italiano a rischio. Chi lo salva?

 Marco Berti Quattrini

7 ore fa

L’azienda modenese è ad un punto critico: le moto sono molto richieste, ma Energica non riesce a trovare i finanziamenti per continuare crescere. Oggi cattive notizie anche dal tavolo in Regione. 

E’ il fiore all’occhiello delle due ruote elettriche italiane. Produce le moto tecnologicamente più avanzate e performanti. È stata per anni fornitore unico del campionato del mondo MotoE accumulando dati ed esperienza. Parliamo di Energica, che, nonostante tutto questo rischia di chiudere. Come è possibile? Colpa della crisi? Le moto elettriche non si vendono? In realtà, no.

A Energica, nonostante abbia prezzi tutt’altro che popolari, le richieste non mancano. Energica rischia di perdere gli straordinari risultati raggiunti causa la mancanza di risorse finanziarie per gli investimenti. Ora è a un bivio: o cresci o chiudi.

Come si è arrivati fin qui? Un po’ di storia di Energica

Andiamo con ordine perché per capire come si è arrivati a questo punto bisogna capire cosa è successo negli anni passati. Energica nasce a Modena, una decina di anni fa, costola del Gruppo CRP, eccellenza nel mondo del motorsport mondiale e, da subito, punta all’eccellenza anche nel settore delle moto elettriche. In un paio d’anni vengono lanciati i primi modelli: la supersportiva Ego e la naked Eva. Entrambe sulla piattaforma legacy con lo stesso powertrain, batteria da 13.4 kWh e circa 150 km di autonomia. 

Nel 2016, grazie alla quotazione in Borsa, si avvia la produzione e nel 2017 arriva anche la naked retrò, la EsseEsse9, dal nome della via Emilia, spina dorsale della Motor Valley.

In questa fase per Energica le cose vanno benissimo: entusiasmo, innovazione e capacità vengono premiate sia dal pubblico che da Dorna. L’organizzatore della MotoGP, sceglie Energica come partner per inaugurare il primo campionato mondiale per moto elettriche, la MotoE. Dal 2019 al 2022 le competizioni consentono all’azienda modenese di fare incredibili avanzamenti tecnologici e di farli in tempi brevissimi proprio grazie alle continue sfide che affronta in pista.

Nel 2019 arriva il secondo powertrain, la batteria diventa da 21,5 kWh, l’autonomia dichiarata sale fino a 400 km e il peso cala di 10 kg. Energica va nella direziona giusta e nel 2021 lancia una nuova piattaforma tecnologica con motore EMCE che migliora ulteriormente l’efficienza. 

Arriva il Covid e lascia il segno anche su Energica, come su tutte le PMI. Ma non è stato il Covid a rendere necessario l’ingresso di un nuovo grande investitore – Ideanomics – che arriva proprio nel marzo del 2021.

Qui è importante fare un inciso e capire perché Energica ha avuto bisogno di investimenti esterni. Produrre beni ha un costo che varia molto a seconda di come quel bene viene prodotto. Energica aveva una produzione quasi prototipale delle moto e aveva bisogno di industrializzare i processi di produzione.

La meteora americana  Ideanomics e l’uscita dalla Borsa

Era il momento di implementare tecniche e metodologie su scala più larga per rendere la produzione più efficiente, standardizzata ed economica. L’obiettivo era quello di costruire di più, meglio e a costi inferiori. Per farlo servivano macchinari, automazione e tecnologie avanzate. Tutte cose che richiedono un investimento iniziale molto importante, nell’ordine delle decine di milioni.

E qui compare Ideanomics che attua il delisting del titolo Energica, arrivano le prime tranche di investimenti dal fondo americano e, grazie anche al boost tecnologico, nel 2022, viene lanciata la Experia. È un grande successo. Tanto che nel 2022 Energica riceve quasi il triplo degli ordini dell’anno precedente e raggiunge volumi di vendita (1.100 unità) e ricavi record (circa 13 milioni di euro).

Proprio nel 2022 però, all’ombra di questi grandi risultati, iniziano i primi problemi. La crisi che ha colpito i titoli tecnologici del Nasdaq colpisce Ideanomics e i problemi degli Stati Uniti, ricadono anche su Modena. Le tranche di investimenti ritardano sempre di più e alla fine, nei primi mesi del 2023 si interrompono.

Ideanomics dopo aver versato circa un terzo di quanto previsto inizialmente, non sostiene il processo d’industrializzazione. Energica deve fare una brusca frenata: è costretta a restare una PMI con un sistema di produzione che non permette il sostegno delle attuali dimensioni dell’azienda. Inoltre, nonostante gli ordini siano tanti, la capacità di evaderli è frenata dalla scarsa liquidità.

Riassumendo: Energica ha creato tecnologie e prodotti di altissimo livello e il mercato lo ha confermato. Anche la finanza ha creduto nel progetto, tanto da puntare milioni sulla crescita dell’impresa di Modena. A un certo punto però, per motivi tutti legati a Ideanomics, il fondo interrompe gli investimenti. Energica  riesce a tutelare la produzione, ma facendo enormi sacrifici e ricorrendo dall’autunno 2023 agli ammortizzatori sociali. 

Presente e futuro di Energica

Così arriviamo alla scorsa settimana, quando, il 3 ottobre, alcuni dipendenti hanno allestito un presidio davanti ai cancelli dell’azienda per richiamare l’attenzione sulla situazione e sostenere l’azienda. Il fatto è stato strumentalizzato e alcuni giornali hanno parlato di sciopero, lasciando intendere uno scontro tra direzione e dipendenti.

Negli ultimi anni circa un’ottantina di lavoratori, vedendo l’arresto del processo di crescita, hanno preferito lasciare volontariamente Energica, ma – i sindacati confermano –  non c’è stato mai alcun licenziamento e stando alle informazioni raccolte da entrambe le parti la risoluzione dei contratti è sempre stata più che amichevole. A testimonianza dell’affiatamento aziendale, sono stati gli stessi dipendenti a voler chiarire il punto con una dichiarazione molto precisa:

«In riferimento alla presenza dei dipendenti Energica all’ingresso dell’azienda in data 3 ottobre, ci teniamo a chiarire che il presidio (diverso dallo sciopero) è stato guidato dalla volontà di esprimere sostegno all’azienda e difendere la nostra occupazione e il nostro futuro professionale, contribuendo in maniera positiva e pro attiva.

Desideriamo pertanto dissociarci da tutte le interpretazioni di terze parti e dalle strumentalizzazioni del nostro operato. Ogni nostro atto è stato compiuto con lo scopo di sostenere Energica e garantire la stabilità del nostro lavoro.

Auspichiamo che il nostro impegno venga correttamente compreso ed interpretato per quello che realmente è stato: un atto di responsabilità verso il nostro futuro ed una dimostrazione di sostegno all’azienda da parte di chi, come noi, ogni giorno ha contribuito al suo successo».

Livia Cevolini, CEo di Energica Motor Company

Chi salva Energica? La palla alla politica

Ora con scarsa liquidità ha una produzione che viaggia a rilento, il rischio è che la leadership tecnologica e il know-how di Energica si spegnano e vada perso anche l’asset principale dell’azienda: la forza lavoro.

Nel titolo ci siamo chiesti chi può salvare Energica. La risposta ce l’ha data Livia Cevolini oggi pomeriggio, al termine del tavolo convocato in Regione.

«Abbiamo fatto presente il valore portato dall’azienda in questi 13 anni sul territorio grazie ad investimenti dei soci fondatori e soci di minoranza assoluta, che hanno continuato nel tempo a supportare il business in tutti i momenti più bui. Ora abbiamo bisogno di un aiuto. Abbiamo creato tecnologia, know-how e posti di lavoro. 

Speravamo in un dialogo più proattivo anche sul futuro, volto ad aiutare l’azienda e quindi il lavoro di tutti i dipendenti. Non ci sono state idee su aiuti e finanziamenti e attualmente senza un investitore non è possibile garantire un piano di continuità.

Noi ci siamo, abbiamo gli asset, il mercato, i prodotti. Gli ammortizzatori sociali sono utili, ma senza sostenere le aziende e fare davvero squadra è solo una tutela momentanea. Come facciamo a garantire così la crescita del comparto automotive italiano senza investimenti e politiche a supporto o almeno di guida verso altri investimenti privati, soprattutto in periodi così difficili?».

Ora la palla passa nel campo della politica. Quella stessa politica che negli anni ha lodato Energica come esempio di innovazione e coraggio industriale. Quella politica che sostiene di appoggiare le imprese, di essere vicina alle famiglie e di voler tutelare il Made in Italy. Ora si presenta la splendida occasione di passare dalle parole ai fatti.

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Categorie: Scenari

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