Onsideover, P. Mauri
Il Giappone sta affrontando una fase di riarmo come mai non l’aveva vista dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Le crescenti tensioni nel Pacifico Occidentale, generate da una Cina sempre più assertiva (e perfino aggressiva) e da una Corea del Nord che con cadenze quasi regolari effettua lanci di missili balistici di vario tipo, senza dimenticare la maggiore presenza russa sui mari e nei cieli che contornano l’arcipelago nipponico, dovuta alla forzata amicizia di Mosca con Pechino per via del distacco russo dall’Occidente a seguito dell’invasione dell’Ucraina, hanno costretto il Giappone a rivedere la sua politica di Difesa storicamente votata a un approccio esclusivamente “difensivo”, dettato da una Costituzione imposta di stampo pacifista.
Il nuovo Libro Bianco della Difesa nipponico, pubblicato il 12 luglio 2024, descrive in dettaglio le priorità della sicurezza nazionale: il Giappone cita la minaccia nucleare posta dalla Corea del Nord e le continue preoccupazioni sull’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e, in ambito regionale, l’occupazione russa della catena delle Isole Curili nel Pacifico nordoccidentale, nonché la rapida crescita delle capacità militari della Cina e le sue attività nel Mar Cinese Orientale, in particolare intorno alle Isole Senkaku, e in tutto il Pacifico.
Descrivendo in dettaglio le potenziali minacce poste da Cina e Russia, il Libro Bianco ha rivelato che da ottobre 2022 a ottobre 2023, i caccia dell’Air Self-Defence Force nipponica sono stati costretti a effettuare 669 decolli su allarme (scramble) per intercettare aerei intrusi, la stragrande maggioranza dei quali erano cinesi (479 casi) e russi (174 casi).
Il nuovo documento ha riaffermato l’impegno di Tokyo nei confronti della spesa per la Difesa, sostenendo che il Giappone adotterà le “misure necessarie” per garantire che il bilancio per “il rafforzamento fondamentale delle capacità di Difesa e iniziative complementari” raggiunga il 2% dei livelli di PIL entro l’anno fiscale 2027. Pertanto si è calcolato che il finanziamento ammonterà a circa 11 trilioni di yen (69,6 miliardi di dollari) entro il 2027.
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Il Giappone ha quindi sviluppato una nuova politica di Difesa che si pone tre obiettivi principali: attuare un durevole rafforzamento delle Forze Armate dando priorità alle capacità stand-off e alla difesa antimissile, cooperare con alleati e altri Paesi che condividono la stessa visione strategica nipponica di “pace e stabilità nella regione indo-pacifica”, infine rafforzare le proprie risorse umane, migliorando anche il trattamento del personale in servizio.
Come accennato, Tokyo si sta muovendo verso un cambio di paradigma della Difesa ricercando capacità stand-off, che corrispondono al concetto di “difesa in profondità”, quindi evitando di incappare nei limiti imposto dalla Costituzione che vietano al Giappone di possedere armamenti offensivi di lungo raggio. In questo senso il dicastero della Difesa nipponico ha avviato le pratiche per acquisire dagli Stati Uniti 200 missili da crociera “Tomahawk” Block IV per un valore di 2,35 miliardi di dollari, ma soprattutto sta velocemente progredendo nella missilistica casalinga, avendo avviato un programma autoctono per nuovi missili da crociera antinave (il Type-12) basati a terra e di vettori ipersonici del tipo HGV (Hypersonic Glide Vehicle).
Dal punto di vista della difesa antimissile, Tokyo ha attiva una collaborazione con Washington per lo sviluppo del GPI (Glide Phase Interceptor) destinato a contrastare gli HGV avversari, ha avviato contratti per ottenere i missili SM-3 Block IIA, SM-6 e Patriot PAC-3MSE, ma soprattutto intende potenziare le capacità antimissile della sua marina militare avviando la costruzione di due unità tipo cacciatorpediniere dotate del sistema AEGIS fornito dagli Stati Uniti. Nella prefazione del Libro Bianco, il ministro della Difesa giapponese Kihara Minoru ha dichiarato che l’inizio della costruzione di queste navi sarà “accelerato” per consentire al Giappone di “difendersi da missili balistici sempre più sofisticati e da altre minacce”.
Tokyo si sta avviando anche a implementare la sua capacità multidominio, con nuovi assetti satellitari e soprattutto dando impulso all’acquisto di nuovi assetti EW (Electronic Warfare) aerei e terrestri. Non da ultimo, proprio sulla scorta di quanto osservato in due anni di guerra in Ucraina e al pari di altre nazioni non solo dell’Indo-Pacifico, il Giappone vuole aumentare la sua dotazione di veicoli uncrewed aerei e di superficie, in collaborazione con gli Stati Uniti.
I partenariati coi Paesi situati al di fuori della regione indo-pacifica sono una novità per la politica di Difesa nipponica: nonostante venga affermato che il pilastro dell’impalcatura della sicurezza nazionale resta l’alleanza con gli USA, Tokyo recentemente ha guardato al continente europeo dove ha raccolto la partecipazione di Italia e Regno Unito al GCAP (Global Combat Air Programme), il progetto per un nuovo caccia di sesta generazione. Soprattutto il Giappone ha stretto col nostro Paese un’alleanza strategica nel campo della Difesa, dell’industria e del commercio che non ha precedenti nella storia nipponica post secondo conflitto mondiale.
Restando nella regione, il Giappone ha siglato lo scorso dicembre con la Corea del Sud e gli Stati Uniti uno storico accordo di condivisione dei dati di allarme missilistico alla luce delle continue provocazioni nordcoreane e più o meno nello stesso periodo l’Australia ha partecipato per la prima volta a un’esercitazione nippo-statunitense. Molto probabilmente nell’immediato futuro vedremo nuove “prime” storiche: quando il CSG di nave Cavour giungerà in Giappone coi suoi F-35B di Marina e Aeronautica, li vedremo partecipare a esercitazioni congiunte con quelli nipponici decollando e atterrando sia dalla nostra portaerei sia da quelle giapponesi.
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