di Al. Tallarita

Nell’ambito di una più ampia ricerca, che ho condotto sulle carceri, le cui ultime riflessioni sono stati condivise nel Report su: carceri suicidi e sovraffollamento pubblicato con L’ OS osservatorio sicurezza. Del Cafisc, ho voluto intervistare il

dottor Francesco Laura Vice Pres. responsabile del coordinamento Dirigenti e Funzionari Sindacato USPP, Vice Pres. Comitato Os Osservatorio Sicurezza.

che si è reso disponibile a rispondere alle mie domande, anche non politicamente corrette come si usa spesso dire.

VENGONO DENUNCIATI OLTRE 14MILA I DETENUTI IN PIÙ RISPETTO ALLA CAPIENZA CHI DEVE PRENDERSI CARICO DI QUESTI NUMERI REALMENTE?

Dal punto di vista istituzionale spetta ai due dipartimenti del Ministero della Giustizia che si occupano della popolazione detenuta, minorenne e maggiorenne, ovvero al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e al Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità. Da un punto di vista legato strettamente agli aspetti della sicurezza, la Polizia Penitenziaria ha il compito di mantenere l’ordine e la disciplina interni, che sono essenziali per consentire il corretto svolgimento delle attività trattamentali negli istituti penitenziari, sia di quelle destinate agli adulti sia di quelle destinate ai minorenni.

VENGONO DENUNCIATI OLTRE 14MILA I DETENUTI IN PIÙ RISPETTO ALLA CAPIENZA CHI DEVE PRENDERSI CARICO DI QUESTI NUMERI REALMENTE?

Le risorse finanziare necessarie alla realizzazione di nuovi padiglioni detentivi e di nuove strutture penitenziarie da costruire ex novo possono essere ricavate dagli stanziamenti messi in campo in sede di formazione della legge di bilancio, ma possono essere reperite, a mio giudizio, anche mediante un mirato impiego di risorse provenienti dal c.d. PNRR. 

QUALI STRUTTURE IN ITALIA POTREBBERO ESSERE RIAPERTI RESTAURATI FINALIZZATI E DIVENIRE NUOVE CARCERI?

Il MIT e il Ministero della Giustizia hanno già provveduto ad impegnare 166 milioni di euro per la realizzazione di 21 interventi di edilizia penitenziaria, al fine di aumentare la capacità ricettiva del sistema penitenziario di circa 7 mila posti. Oltre alla previsione della costruzione di un nuovo carcere a San Vito al Tagliamento, sull’area della caserma Dall’Armi, dismessa da molti anni, sono stati finanziati dal Governo altri nuovi padiglioni detentivi a Brescia, Civitavecchia, Ferrara, Perugia, Reggio Calabria, Rovigo, Santa Maria Capua Vetere, Vigevano e Viterbo.  

COME IL SISTEMA CARCERARIO PENSANDO AL PANOPTICON DEVE ESSERE MODIFICATO DATI I FALLIMENTI NEL NUMERO DELLE MORTI TRA CARCERATI E PERSONALE CARCERARIO?

Il problema delle tragiche morti, tra detenuti ed agenti di Polizia Penitenziaria, a mio avviso, non va ricercato nella tipologia del modello di detenzione. Il disagio psichico delle persone ha radici più profonde e le motivazioni degli insani gesti compiuti afferiscono prevalentemente alla sfera intima di ognuno di loro. Certamente anche l’ambiente in cui si vive e si opera può incidere in qualche misura, ma ritengo che non costituisca l’elemento preponderante di una simile drammatica decisione. Discorso diverso, invece, è quello del fallimento dell’attuale sistema detentivo delle c.d. “celle aperte” e della c.d. “vigilanza dinamica” della Polizia Penitenziaria. L’Italia. Alcuni anni fa, ha adottato questo escamotage per non soccombere ulteriormente davanti alla CEDU, che ci ha più volte condannati a risarcire detenuti per le condizioni giudicate disumane della loro detenzione, riconducibili agli spazi detentivi ritenuti ridotti rispetto agli standard previsti. Si tratta, tuttavia, di una mera apertura delle stanze detentive, per molte ore durante la giornata, a cui non corrisponde l’offerta di opportunità trattamentali significative e ciò genera l’acuirsi di tensioni interne, di episodi di violenza che culminano spesso in atti di ribellione e di aggressione nei confronti dei poliziotti penitenziari, degli altri operatori, compresi quelli del servizio sanitario.  

LA VIOLENZA IN CARCERE È DOVUTA AI MECCANISMI DI POTERE E COMANDO SULL’ALTRO E COME SI PUÒ INTERVENIRE?

Gli stati di prevaricazione di detenuti nei confronti dei loro compagni più deboli e gli episodi di violenza tra di essi si può prevedere di ridurli e procedere al loro contrasto mediante la presenza di un maggior numero di unità di personale di Polizia Penitenziaria, addestrato e ben equipaggiato, addetto alla loro vigilanza. L’elemento umano è un fattore determinante per prevenire eventuali soprusi e atti criminali interni. Anche l’implementazione dei sistemi tecnologici (videosorveglianza, body cam, aperture automatizzate di cancelli) è fondamentale per razionalizzare l’impiego delle risorse umane e concentrarlo laddove esse si ritengono essenziali. Ma è basilare anche il funzionamento dei sistemi sanzionatori disciplinari previsti dall’attuale ordinamento penitenziario. Il detenuto che contravviene alle regole penitenziarie deve essere raggiunto da una risposta sanzionatoria certa, che a volte si tende a disapplicare, determinando sacche di impunità che non favoriscono una completa rieducazione del condannato.

I TOSSICODIPENDENTI E I SOGGETTI CON DISTURBI MENTALI POSSONO ESSERE TENUTI IN CARCERE CON GLI ALTRI DETENUTI? CHI DEVE INTERVENIRE?

In questo periodo c’è un aperto dibattito sul tema della detenzione dei soggetti tossicodipendenti, che sta evolvendo in direzione di una possibilità di poter eseguire una misura restrittiva della libertà personale fuori dal carcere, in strutture comunitarie terapeutiche. I soggetti con disturbi psichiatrici, sottoposti a misure di sicurezza, ope legis non dovrebbero essere ristretti in carcere, ma nelle REMS (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza), strutture extra moenia di competenza delle Aziende Sanitarie Locali. Tuttavia, la norma che ha stabilito la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari non ha previsto il finanziamento di posti letto corrispondenti a quelli eliminati negli O.P.G., con il risultato di aver scaricato di fatto il problema del disagio mentale degli internati all’istituzione carcere, senza aver assegnato un adeguato numero di operatori sanitari necessario ad affrontare il percorso di riabilitazione medica di queste persone. 

CHI È RESPONSABILE PER IL CORREDO DI OGGETTI USATI IN CARCERE CHE POSSONO FINIRE AD ESSERE STRUMENTI DI MORTE ACCIDENTALE O SUICIDIARIA?

Gli oggetti che i detenuti possono utilizzare all’interno del carcere sono stabiliti dalle Direzioni degli istituti penitenziari, sulla base di apposite circolari emanate dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e dal Provveditorato Regionale territorialmente competente. Ovviamente anche gli oggetti consentiti possono essere modificati dai detenuti per un uso improprio, per questo motivo il personale di Polizia Penitenziaria esegue delle perquisizioni, ordinarie e straordinarie, all’interno delle stanze detentive per evitare che essi possano essere utilizzati per atti autolesivi o eterolesivi.  

COSA SI ASPETTA DAL GOVERNO COME INTERVENTO IMMEDIATO ALLA TREMENDA SITUAZIONE CARCERARIA ATTUALE?

Il Governo Meloni ha dimostrato fin qui molta attenzione rispetto al tema della sicurezza e, in particolar modo, di quella penitenziaria. Numerosi sono stati gli interventi normativi e amministrativi adottati e mi auguro che altrettanti possano essere messi in campo. Come Dirigente del Corpo di Polizia Penitenziaria e come rappresentante di questa categoria di lavoratori ripongo molta fiducia sulla volontà di superare le evidenti criticità, restituendo credibilità al sistema penitenziario e dignità del lavoro svolto dalla Polizia Penitenziaria, partendo da una politica di assunzioni straordinarie del personale, che in questo momento storico è carente di circa 7.000 unità rispetto alla dotazione organica prevista, già falcidiata dalla c.d. legge Madia del 2017.  

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