di Al. Tallarita
La disponibilità, il rigore e l’umanità del Segretario Generale CISL FNS Massimo Vespia, sono caratteristiche doti, di cui mi avvalgo, quando faccio ricerche, che riguardano le delicate tematiche della sicurezza, in particolare delle carceri. Sia come figura sindacale di rilievo e sia come componente dell’ OS osservatorio sicurezza del CAFISC, che esce con il Report sulle carceri. Ho voluto intervistare il Segretario, per condividere il suo punto di vista, anche con domande spinose, sulla situazione carceraria italiana sulle leggi su quello che và fatto per affrontare le reali problematiche.
Intervista al
Segretario Generale CISL FNS Massimo Vespia membro dell’OS Osservatorio Sicurezza
VENGONO DENUNCIATI OLTRE 14MILA I DETENUTI IN PIÙ RISPETTO ALLA CAPIENZA CHI DEVE PRENDERSI CARICO DI QUESTI NUMERI REALMENTE?
La capienza regolamentare che è stata stabilità dalle norme in materia, in base ai 189 Istituti penitenziari presenti in Italia, è di 51.234 posti. Al 30 giugno 2024 i detenuti presenti effettivamente sono 61.480 per circa 10.246 presenze in eccesso. Di questi 61.480 detenuti le donne sono 2682 e gli stranieri 19.213. C’è da dire che solo 45.701 sono condannati definitivi e 9.213 sono ancora in attesa del 1° giudizio. La maggioranza dei detenuti stranieri ( ben 13.000 ) sono nelle carceri di 6 regioni, con la Lombardia che ne ospita circa 4.020 sugli 8.869 detenuti complessivi nei 18 penitenziari lombardi. Altra dato che desta attenzione riguarda la presenza di detenute madri con figli al seguito sotto i 3 anni di vita; sono ben 26 i bambini in carcere distribuiti così: 4 in campania, 3 nel lazio, 9 in lombardia, 6 in piemonte, 1 in puglia e 3 in veneto. Su questi da anni si dibatte per una legge che il Parlamento non emana, una legge che visti i numeri possa trovare anche con la collaborazione delle Regioni una soluzione diversa.
QUALI SONO I FONDI A CUI SI PUO’ ACCEDERE PER LA COSTRUZIONE DELLE NUOVE CARCERI?
Normalmente lo Stato dovrebbe stanziare fondi ordinari nell’ambito delle leggi di bilancio, prevedendo fondi da rendere disponibili tramite il MIT così come per la costruzione di Scuole, Ospedali, Strade e Ponti. Con il PNRR si è potuto prevedere interventi straordinari che troveranno attuazione nell’ambito del PNC che ha stanziato complessivamente 30,6 miliardi di euro per la realizzazione di vari interventi. 24 sono finanziati in via esclusiva dallo Stato e 6 sono coofinanziati con il PNRR. Per la Giustizia il PNC (Piano Nazionale Complementare) prevede 132,9 milioni di euro divisi in due sub-investimenti: 84 milioni per il DAP destinati alle Strutture Penitenziarie di Civitavecchia, Ferrara, Perugia, Reggio Calabria, Rovigo, S.Maria Capua Vetere, Vigevano e Viterbo. Saranno interventi per il miglioramento degli spazi e della qualità della vita nei carceri per adulti e con la costruzione di 8 nuovi padiglioni detentivi (indicamente da circa 80 posto ciascuno). Altri 48,9 milioni di euro saranno invece investiti nella Giustizia Minorile e di Comunità ( il DGMC) e destinati per interventi nelle Strutture di Airola, Bologna, Roma e Torino, con adeguamento strutturale, efficientamento energetico ed interventi antisismici sugli Istituti penali minorenni.
Tutti questi interventi dovranno essere attuati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, tramite i Provveditorati alle OO.PP. sul territorio.
QUALI STRUTTURE IN ITALIA POTREBBERO ESSERE RIAPERTI RESTAURATI FINALIZZATI E DIVENIRE NUOVE CARCERI?
(..) gli interventi sono circoscritti alle risorse economiche possibili da stanziare, sia da parte dello Stato Italiano, sia dalla Comunità Europea. Da anni emergono ipotesi di riconversione di strutture dismesse dallo Stato, ad esempio vecchie caserme militari, ma in alcune rare occasioni in cui sono stati ipotizzati dei progetti si è poi arenato il tutto perché spesso trattasi di edifici che non rispondono alla specifica legislazione in materia di edilizia penitenziaria e che determinerebbero costi anche superiori alla costruzione ex novo invece di Strutture destinate a penitenziario. Serve invece investire sulla manutenzione di quelli esistenti che spesso sono inseriti in contesti storici e che hanno visto arrivare ai giorni nostri strutture anche di pregio che altrimenti sarebbero cadute nel degrado assoluto.
COME IL SISTEMA CARCERARIO PENSANDO AL PANOPTICON DEVE ESSERE MODIFICATO DATI I FALLIMENTI NEL NUMERO DELLE MORTI TRA CARCERATI E PERSONALE CARCERARIO?
Ciò che accade con il fenomeno dei suicidi di detenuti in carcere non è un problema da poter credere di affrontare con teorie del tipo “panopticon”. Non è un problema di controlli, di come realizzarli, di come organizzarli. Il sovraffollamento detenuti, in spazi spesso angusti, unitamente alla grave carenza di Personale di polizia penitenziaria ed all’insufficienza di strumenti tecnologici di controllo, complica la capacità d’intervenire sui comportamenti autolesionistici e/o suicidiari dei reclusi, che accadono però non perché la causa sia delle modalità di controllo interno, bensì al riflesso dei disagi che tra la popolazione detenuta – così come quella civile nelle nostre città – vede aumentare negli ultimi anni questa piaga dei suicidi. E’ chiaro che poi quelli che accadono in carcere fanno scalpore più di altri, più di quelli del “mondo esterno”, ma serve intervenire su altri aspetti che portano le persone a gesti estremi e non pensando che questi invece accadano per le modalità di controllo dei reclusi.
I TOSSICODIPENDENTI E I SOGGETTI CON DISTURBI MENTALI POSSONO ESSERE TENUTI IN CARCERE CON GLI ALTRI DETENUTI? CHI DEVE INTERVENIRE?
Negli ultimi anni, dopo il 2006, il Parlamento ha varato una legge di riforma che ha inteso ribadire che la competenza relativa all’assistenza sanitaria sulle persone detenute compete al SSN e non alla Medicina Penitenziaria, che fino a quel momento si occupava di come gestire anche questi problemi. La Magistratura, pur nel rispetto dell’eventuale necessità di assistenza sanitaria, decide comunque in presenza della commissione di reati con le misure che ritiene necessarie, compresa quella della detenzione in carcere. Sui soggetti con problemi di tossicodipendenza e/o di alcool dipendenza, la collaborazione tra Amministrazione Penitenziaria, SSN e SERT è fortemente sviluppata in gran parte del territorio nazionale, pur scontando le difficoltà che riguardano la capillarità del servizio sul territorio per qualsiasi Cittadino, che sia o non sia una persona detenuta. Sui problemi legati alle persone con disturbi mentali la scelta del Parlamento era stata chiara: chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e creazione delle REMS (Residenze per Esecuzione Misure di Sicurezza) in gestione delle Regioni con il SSN. Purtroppo come molte altre leggi dello Stato anche questa ha lasciato gravissime difficoltà visto che le Rems sono molto insufficienti per rispondere numericamente alla popolazione che la Magistratura dovrebbe assegnargli e la conseguenza è che spesso capita che persone autori di reati – spesso gravi e/o efferati – nell’impossibilità di assegnarli ad una di queste Strutture vengono dai processi assegnati ai penitenziari che non hanno più la competenza a gestire queste persone ma che di fronte a disposizioni dell’Autorità Giudiziaria eseguono la custodia di questi particolari autori di reati, senza aver più la Struttura di medicina penitenziaria propria che insisteva negli OPG finché erano ancora aperti.
CHI È RESPONSABILE PER IL CORREDO DI OGGETTI USATI IN CARCERE CHE POSSONO FINIRE AD ESSERE STRUMENTI DI MORTE ACCIDENTALE O SUICIDIARIA?
(..) Gli arredi di un carcere sono quelli stabiliti dalla legge, dall’ordinamento penitenziario e che nei decenni è stato oggetto di verifiche perché il carcere nel tempo è mutato. Le persone che arrivano detenute vengono dalla società esterna e possiamo assicurare che in una cella detentiva non disporranno mai di quanto invece è nelle possibilità di un comune libero cittadino. Non dispongono ad esempio di utensili metallici, di nessun tipo, così come non dispongono di utensili anche domestici come vetro e/o ceramica. Ma il resto come evitarne la presenza ? Si controlla, si limita, si verifica il corretto uso, pronti a ritirare il tutto e/o vietarne l’uso quando i segnali non sono positivi. Ma eliminare ogni fattore possibile di rischio diventa complicato.
COSA SI ASPETTA DAL GOVERNO COME INTERVENTO IMMEDIATO ALLA TREMENDA SITUAZIONE CARCERARIA ATTUALE?
Premesso che proseguire come fatto dai Governi passati con provvedimenti svuota carceri non è
possibile, non è giusto, ma soprattutto ha dimostrato di non risolvere i problemi, serve investire su nuove Strutture, su dotazioni di Personale adeguato e non solo di Polizia penitenziaria, perché il carcere non può essere solo “contenitivo”. Le stesse misure alternative alla detenzione non possono risolvere il problema, perché basterebbe far sapere ai Cittadini che non abbiamo oggi che parliamo solo 61.000 detenuti invece dei 51.000 massimi di cui saremmo capaci di farci carico, ma il Ministero della Giustizia, tramite il DGMC, gestisce anche altre 140.000 Persone oggetto di misure alternative, magari proprio decise per il sovraffollamento detenuti.