Pubblicato ilGiugno 9, 2023

di Al. Tallarita

Il senso di colpa è un sentimento particolarmente distruttivo, ma anche altresì inutile e dispersivo, in quanto non propositivo, che genera dolore e dramma. Entro una visione assolutamente catastrofica della propria persona e del proprio operato. Fortemente autodelimitante.

Rispetto alla sana opportunità invece di accogliere se stessi nel proprio tempo. Percettivo e vitale, del pensare e dell’agire. Operando le proprie scelte e le proprie azioni in linea con il proprio tempo.

Là dove l’importante sia, invero, dare il massimo di quello che si è, in quanto persona, che sogna e crea agendo, il proprio potere personale, evolvendo se stesso nel mettere a frutto i propri talenti. Mettendo in gioco il proprio potenziale, restituendo per se stessi, anche all’universo circostante, il massimo del proprio reale potenziale umano, spirituale, di pensiero e di capacità di azione.

Azione, che per essere pienamente compiuta, necessita di un previo lavoro di pulizia, di ogni sentimento negativo o di frustrazione, precedentemente accumulato. Nonché da sentimento di colpa e altri sentimenti, generati dall’intervento di persone esterne al proprio io. Che hanno depositato dentro di noi materiali di scarto. Completamente inutili alla evoluzione personale. Spesso distruttivi e non costruttivi e atti a minare la particolarità della personalità.

L’unicità della persona.

In un tentativo di normalizzazione, all’interno di un contesto normativo di regole morali ed etiche, rappresentative solo di un determinato e delimitato contesto sociale.
Ma non rappresentativo, delle milioni di realtà percepibili, che si costruiscono in base ad altrettante norme o moniti o funzioni normativo sociali, contestualizzabili.

Liberarsi dunque da una materia ancorante. Che trattiene. Tra regole previamente stabilite, ma non definitive. E nè le migliori possibili per chiunque. Mutando il contesto, infatti, mutano le necessità normative e le regole. Nonché tutto ciò che di morale e etico si muove attorno.

All’interno di una chiara visione, in cui la realtà è solo una possibile e parziale dinnanzi al tutto. E alle infinite possibilità, delle altre realtà, che possono crearsi ed essere generate.

Unico limite a questo, sarà sempre e solo la soggettiva immaginazione. E il sogno.
La dimensione del sogno è primaria per l’essere umano. Dimensione attraverso cui pensa, genera e crea.
Realtà.
Società.

Nuove immaginate.
Plasmando su queste nuove creazioni vivibili, nuove norme e regole.

E tutto questo, deve poter essere compreso, nel corso di una banale quotidianità.
Quella che ci vede umani, alle prese con la materia del corpo e dei bisogni primari.
Oltre che a quei bisogni sociali, che vanno affrontati nei contesti, in cui siamo stati generati.

Ora, quando si innesca il sentimento di colpa vi è la tendenza a pensare che si stia trasgredendo a qualcosa di normativo. All’interno di un contesto etico e morale di riferimento. Ma se questa funzione decade, all’interno di un più ampio contesto, in cui ogni comportamento è accettato all’interno di un nuovo sistema di regole e norme, da singolo individui, o di gruppi più ampi, allora il termine di paragone decade.

E con esso la colpa, generata dalla prescrizione morale. E questo deve fare meditare.

Rimorso e rimpianto, così scaturiscono, si, ma sono incapaci di costruire o creare una soluzione atta a colmare il vuoto creatosi, dall’atto mancato o rimasto incompiuto. Procedenti altresì nell’innesco di un sentimento di inutilità e frustrazione interiore, derivata dall’impossibilità di apportare utile soluzione.

L’incapacità di azione che ne deriva, implica una caduta nella propria autostima in termini di potere agire. E cioè di potere personale.
Decisionale. Creativo.

Ecco perché il senso di colpa non è un sentimento utile né come monito di spinta reattiva né per la risoluzione di qualcosa. Né come risposta ad una mancanza, generatasi per questioni, non sempre legate a fattori personali o in cui di ha diretta capacità decisionale. Ancora peggio se il senso di colpa, di innesca su fattori sopraggiunti ad azioni non dirette. Conseguenze di fattori e persone esterne a sé.

Ne deriva, pertanto, che il senso di colpa sia fortemente collegato al contesto sociale e normativo di riferimento, in cui questo si scaturisce, all’interno del soggetto. In quanto compreso in un sistema normativo, all’interno del quale, vi è il giudizio morale ed etico su quello che sia giusto o quello che sia sbagliato.

Modificando tali norme, si modifica il concetto stesso della colpa.

Nel momento in cui si innesca questo tipo di atteggiamento autodistruttivo, si possono innescare oltretutto, dei pensieri ossessivi di tipo ruminante. Auto-inflizioni dirette o indirette, da parte della psiche. Ecco perché questa abitudine deleteria, si pone alla base di moltissime patologie psicopatologiche.
E di atteggiamenti ossessivi.

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