Documentario eruzione Campi Flegrei: «Geopop e Fanpage meglio della TV svizzera», l’intervista all’INGV
Geopop, A. Moccia
In questa intervista il Presidente dell’INGV Carlo Doglioni ci spiega i retroscena della polemica relativa al documentario allarmistico e sensazionalistico sui Campi Flegrei recentemente trasmesso dalla TV svizzera RSI, che prevede uno scenario catastrofico per la prossima eruzione nell’area con Napoli sommersa da 30 metri di materiale vulcanico. Il documentario vede un contributo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ma attraverso un montaggio ad arte dipinge uno scenario altamente improbabile su una possibile futura eruzione ai Campi Flegrei, che non trova riscontro nella letteratura scientifica prodotta dall’INGV sull’effettiva dinamica per la prossima eruzione ai Campi Flegrei. Due giorni dopo l’uscita di questo documentario, Geopop e Fanpage hanno pubblicato un proprio mini-documentario sullo stesso tema, riprendendo però in maniera fedele i risultati degli studi dell’INGV.
Presidente, ha visto il documentario di Geopop e Fanpage sui Campi Flegrei che è uscito due giorni dopo quello della TV svizzera? Possiamo dire che il web italiano ha fatto meglio della TV svizzera?
Direi proprio di sì, anche perché vi seguo. So che fate buona divulgazione e di questo credo vi dobbiamo essere grati tutti quanti. L’importante è dare delle informazioni il più possibile corrette, il più possibile oneste da un punto di vista scientifico sulla base di quello che conosciamo, che oggettivamente è limitato perché non riusciamo a vedere nel sottosuolo. Per questo come INGV, di cui l’Osservatorio Vesuviano fa parte, stiamo lanciando un grande progetto insieme all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, che sta cercando di realizzare l’Einstein Telescope in Sardegna. Assieme a loro lavoreremo per monitorare il livello di sismicità dell’area, ma vogliamo lanciare anche l’Earth Telescope, perché studiare l’interno della Terra non è meno importante che studiare l’universo lontano. Il nostro corpo è fatto di atomi di mantello ed è ora che ci rendiamo conto che il nostro rapporto con la Terra deve essere diverso. Dobbiamo conoscerla di più e investire nel capire come è fatta e come funziona. Se non sappiamo perché si muovono i continenti e quindi le placche, non sapremo mai veramente quali sono le cause vere della sismicità e del vulcanismo. Quindi gli elementi per arrivare un domani alla previsione di questi fenomeni passano per una maggiore conoscenza ed è un nostro dovere, culturale e morale, quello di investire di più nello studio della terra.
Professore, l’approccio dell’INGV con i media è sempre stato di massima disponibilità e trasparenza. Un documentario come quello svizzero, dove il vostro contributo è stato montato ad arte per fare sensazionalismo e allarmismo, vi tradisce un po’ nella forma e nei contenuti. Cambierete il vostro rapporto con i media?
Per certi aspetti sì, nel senso che noi ovviamente diamo fiducia, ma quando veniamo traditi, come in questo caso – in cui il montaggio è stato tale per cui anche le dichiarazioni fatte, per esempio dal direttore dell’Osservatorio Vesuviano, vengono montate ad arte e vengono date informazioni allarmistiche – si viene meno al patto di dare delle informazioni coerenti con quello che i nostri ricercatori rilasciano. L’INGV ha realizzato delle infrastrutture di monitoraggio tra le più eccellenti al mondo in termini di di verifica di quello che succede in area vulcanica, e abbiamo un’infrastruttura anche per tutto quello che riguarda il monitoraggio sismico, geodetico, geochimico. Stiamo realizzando una rete idrogeochimica nazionale, ma i Campi Flegrei in particolare sono un’area dove il monitoraggio geochimico viene realizzato in maniera costante ed estremamente approfondita. Sappiamo che c’è un degassamento importantissimo di CO2 che può superare le 4000 tonnellate al giorno. Monitoriamo temperatura, elio, gas di ogni tipo possibile. Quello che facciamo è rendere i dati disponibili a tutti il prima possibile. Quello che stiamo monitorando non ci tranquillizza completamente, perché abbiamo visto proprio nelle ultime settimane un’accelerazione del sollevamento del suolo e questo oggettivamente ci mette in uno stato di attenzione ancora maggiore. Abbiamo visto nel corso degli anni un andamento molto irregolare del sollevamento del suolo: ci sono dei plateau, periodi in cui il bradisismo si ferma, e altri in cui riparte, come come sta succedendo in queste settimane in cui l’accelerazione è maggiore. Abbiamo superato i 10 mm al mese e stiamo arrivando in questo periodo a 4 cm al mese. Questo l’abbiamo visto già in passato. Ci sono due modelli: uno secondo cui c’è una lente di magma che si sta infiltrando all’interno della serie sedimentaria in profondità, a circa 4 km di profondità; altri ritengono che invece questo bombamento sia legato alla pressione dei fluidi. La mia interpretazione personale è che ci sia un seal magmatico a circa 4 chilometri di profondità che corrisponde a quel disco che forma la sismicità che noi osserviamo in superficie: l’intrusione di questo oggetto determina il sollevamento e la sismicità conseguente. Però ci sono eruzioni che avvengono senza tutta questa preparazione, che possono arrivare dalla camera magmatica più profonda che dovrebbe essere intorno ai 7-8 km di profondità. Quindi ci sono più livelli e stiamo parlando di volumi comunque molto piccoli, certamente non quelli paragonabili a quanto ipotizzato per esempio nel video di cui parlavamo prima [il documentario di RSI, NdR]. Grandi eruzioni di quel tipo richiedono volumi di decine se non centinaia di km3. Qui stiamo parlando di eruzioni con valori inferiori al km3, magari anche di decimi di km3, quindi volumi molto piccoli che non possono dare grandi eruzioni.
In questi giorni tante persone, soprattutto campani ma non solo, ci chiedono: ma è possibile che quello scenario sia del tutto irragionevole? Vogliamo ricordare secondo la conoscenza che abbiamo a oggi qual è potrebbe essere lo scenario relativamente più atteso?
Scenari di quel tipo non sono irragionevoli: è la probabilità di accadimento a esserlo. Noi abbiamo avuto solo due grandi eruzioni: quella del tufo giallo 15.000 anni fa e quella più incredibile, grandiosa, della ignimbrite campana 39.000 anni fa, che ha emesso più di 150 km3. Stiamo parlando di dimensioni apocalittiche, però da un punto di vista prettamente probabilistico se ci dovesse essere un’eruzione è più facile che sia analoga a quella del Monte Nuovo, quindi molto più piccola e con un volume molto limitato e danni limitati. Attualmente l’aspetto magmatico-eruttivo è meno preoccupante di quello sismico: ora l’emergenza è relativa alla sismicità,che può dare danni agli edifici nell’area dei Campi Flegrei. Per questo è partita una campagna di microzonazione sismica. Il Governo ha finanziato questo tipo di attività, a mio avviso anche giustamente. È in atto una ricognizione degli edifici che potrebbero subire danni in funzione di questi terremoti, che sono di di bassa magnitudo ma essendo molto superficiali possono dare degli scuotimenti abbastanza significativi. Anche il terremoto di alcuni giorni fa di magnitudo 3.7 ha dato delle accelerazioni in area epicentrale che possono essere vicine anche a 0,15 g.