di Al. Tallarita
Credo con forza, che l’inclusione del Presepe, rappresentazione della nascita di una delle figure più armoniose e portatrici di pace, al mondo, rivoluzionario e formidabile comunicatore e leader, su cui chiunque ad oggi si ispira e studia la sua parola, quale è stato Gesù, sia assolutamente contemporanea e visibile a chiunque.
Oltre alla Fede. Oltre al Cristianesimo. Oltre al Cattolicesimo. Oltre alla Religione. E per la quale, dovrebbe essere a prescindere rispettato in quanto elemento di una Fede.
Gesù, nel Presepe, rappresentato nell’atto della sua più grande fragilità e dolcezza di bambino neonato, che nasce.
In viaggio. In una grotta. In povertà. Da genitori che migrano. Visitato da Re, non schiavi come la polemica sottolinea, di altre nazioni e lingue e etnie. Che recano i doni.
Simboli importantissimi. L’oro, simbolo nella nascita del Re su tutti i Re (il suo regno non sarà di questa terra). L’incenso, a ricordare la sua natura Divina, il Dio che si fa carne per amore dell’umanità tutta. La mirra, elemento della disinfezione, usato anche della mummificazione e che pertanto ricorda il destino di sacrificio, di Gesù.
Quel bambino, povero, nato nella paglia, scaldato da respiro di altri animali presenti, un quadro di forte rapporto con la natura e le altre specie. Che lo amano e lo curano accogliendolo. Visitato da tutti coloro che sono vicini o giungono alla grotta. Che recano ognuno i prodotti del loro duro lavoro. O anche solo la vicinanza per curiosità, la presenza, i canti, assieme alla simbolica presenza degli angeli.
E la Stella cometa simbolo di luce e di rinnovamento, a guidare verso quel miracolo che è quello della vita che arriva. Ebbene ecco, atto più inclusivo, di questa simbologia, raramente l’iconografia ha portato. E si deve ad un visionario della chiesa cattolica, un innovatore, San Francesco di Assisi.
Nulla può essere rappresentato in modo più dolce e armonico, in una simbolizzazione di amore e vita, che è il Presepe. Al di là di ogni arida polemica.
Oltre la tradizione vista come nemico da estirpare, ma senza radici siamo nulla, anche nella nostra libertà di contestazione.
La casetta vuota, ironica, che gira sulle chat e i social, di chi volendo fingersi o sentendosi alternativo, alla tradizione o alla politica definita conservatrice, ci ricorda di chi compie l’errore di fare convergere, politica e religione, rabbia per la tradizione, percepita come troppo stretta e simboli positivi, di amore, vita, rispetto, povertà, uguaglianza, accoglienza.
E le forme familiari, tante, ognuno si identifichi tranquillamente con le sue, in quella favolosa natività, anche la singletudine è famiglia, anche le coppie di vario sesso e i loro figli o le famiglie allargate.
L’umanità intera è una grande famiglia.
I cui anche Caino e Abele sono ..contemplati. La rabbia dunque, prende il posto dell’amore. La distruzione prende il posto della costruzione. La vita che nasce spontaneamente e poveramente, nella sua rappresentazione iconografica viene, scambiata per un mostruosità da cancellare.
Entro quella amara cancel culture, che sovrasta col suo odio. Non accogliente. Non aggregante. Non inclusiva. Ma aggressiva. Finto inclusiva. E nichilista.
E del peggior nichilismo, del pensiero che nega, in cui tutto e nullità, come quella casetta completamente vuota.
Più che inclusiva pertanto…inesistente.
E in quella casetta vuota, inoltre non sono inclusi i clochard, non sono inclusi chi abita tende di fortuna, non sono inclusi chi vive in macchina e in camper. Si limita a negare qualcosa che esiste.
E qualcosa che è un simbolo positivo e inoltre importante del Credo Cristiano Cattolico. La Natività. La nascita di Gesù.
E allora se la speciosa questione andasse oltre…Ricordiamoci che ci sarà sempre un puro più puro, che potrà epurare qualcun altro. Ovviamente frase non mia. Rompere ciò che esiste in nome di un costruttivo nulla, delinea solo la volontà di distruzione e di rabbia e odio. Ma non di costruzione di altro, basato sulla consapevolezza di un percorso fatto, che ha motivato al cambiamento delle idee e della società.
Che esista il Presepe, così dolcemente rappresentato, ovviamente simbolo legato a una specifica Fede, pertanto da rispettare in quanto tale, da chi è di fede differente o ateo, e le sue molte figure, giova come visualizzazione iconica o simbolica, rivolta a tutti coloro che possano capire l’amore. Oltre al donarsi. L’umiltà e la povertà della vita. E dei valori universali. In cui chiunque possa riconoscersi, cristiano e non.
La bellezza, nella sua rappresentazione iconica, semplice, povera, che non ha nel suo fine ultimo, forma, sesso, istinto, ma deve poter generare emozioni. Tali che siano. Quella natività sprigiona dolcezza. Anche a chi ha una altro tipo di famiglia o non ne ha proprio. E scegli la solitudine, della famiglia meditativa con sé, come equilibrio e forza del proprio andare, nel mondo, per la vita che gli è concessa.
Quello che manca, invero in questa guerra al Presepe, è il rispetto, attorno alla Natività e alle tradizioni cattolico-cristiane, che devono essere rispettate, come le altre religioni. E proprio da chi parla di pluralismo culturale. La strumentalizzazione della Fede a nulla giova.
Un forte messaggio, inoltre, che dopo duemila anni resta così pregnante, da destare queste aspre critiche feroci, per essere negato e con volontà di distruggerlo. Ma c’è la storia, che parla, di questo momento rappresentato. In questa attività, risiede tutta la forza del messaggio che Gesù ha lasciato, con l’enorme pregnanza della sua vita.
Quello che già esiste deve persistere. Anche come monito, qualora sia contestabile, di qualcosa che deve essere pensato in modo diverso. Anche perché, se che ci fossero stati eventuali pensieri e limiti sociali, credenze superate, visioni parziali, che hanno creato arte, cultura, storia, queste sono modificabili, nel corso del tempo e con l’evoluzione sociale. Gradualmente, sostituti da nuovi valori e credenze. E superamenti attuati, per il miglioramento della società attuale.
Ma distruggerli vuole dire distruggere l’umanità..che nasce e cresce e si evolve proprio su tutto quello, leggi, norme, religioni, rappresentazioni. Non è distruggendo che si costruisce, ma trasformando, alla luce dell’attuale consapevolezza, frutto di un percorso di crescita umana, personale e sociale. Solo così è possibile costruire il nuovo rispetto, della natura dell’ambiente, dell’altro da me. Nella sua umanità.
Questo il messaggio a cui mi riferisco con il mio pensiero, nell’articolo presente:
[25/12, 15:26]: “Auguri con il nuovo presepe più inclusivo e laico. Non contiene animali per evitare accuse di maltrattamenti. Non contiene Maria, perché propone l’immagine di una donna prona al patriarcato. Quella del falegname Giuseppe non c’è perché il sindacato non ne autorizza l’uso. Gesù Bambino è stato rimosso perché non ha ancora scelto il suo sesso, se sarà maschio, femmina o qualcos’altro. Non contiene più i Magi, perché potrebbero essere migranti e uno di loro è nero (discriminazione razziale, xenofoba). Non contiene una stella cometa per ridurre l’impatto ambientale e l’inquinamento luminoso. Inoltre, non contiene più un angelo per non offendere gli atei, i musulmani e le altre credenze religiose. Infine, abbiamo eliminato la paglia, a causa del rischio di incendio, perché non conforme alla norma europea 69/2023/CZ. È rimasta solo la capanna, realizzata in legno riciclato proveniente da foreste conformi agli standard ambientali ISO, alta esattamente 2.70 m, il minimo per ottenere l’abitabilità”.
E la mia più che ovvia spontanea risposta:
[25/12, 15:27].: “Non contiene il presepe è solo una casettapiù che inclusivo…direi inesistente.”