Di Al. Tallarita
La questione dell’accoglienza nulla ha a che vedere, con le tradizioni, né religiose e né sociali, di una società, che è poi quella che accoglie. Amalgamarsi e convivere non significa negare, appiattirsi, cancellarsi, negarsi in nome di una cultura in arrivo le cui tradizioni a questo pare sono più forti e tali da riuscire ad imporsi sugli autoctoni.
Si perché di questo si tratta, del fatto che una cultura abbia radici eo culti più radicati forti talvolta estremi, capaci di imporsi e sovrastare la cultura del luogo, paese, gruppo sociale, che accoglie.
Ora, da chiedersi è quanto la cultura italiana, anche basata su quella cristiano cattolica europea, di storica matrice, sia così radicata e forte e la religione sia praticata, sentita condivisa e diffusa. Lì dove subentri, una nuova cultura a quanto pare molto più sentita, con religioni, una in particolare, sentita, radicalizzata e praticata, presente in queste nuove comunità.
Che le guerre di religione, abbiano fatto la storia dell’evoluzione dell’umanità e delle società, nulla di nuovo, ma che tutt’oggi si tratti sostanzialmente di questo, pure .
Scuole che si rifiutano di fare recital con riferimenti alla religione cattolica, laddove il Natale per come è concepito, neppure allora, dovrebbe esistere, dato che il Natale è una festa religiosa. Cattolico cristiana, in cui si celebra la Nascita di Gesù. In una Grotta, con Giuseppe e Maria, i genitori, alla presenza di un bue e un asinello, visitato da pastori, e all’Epifania raggiunto dai Re Magi che portano in dono Oro, Incenso e Mirra seguendo la Stella cometa.
Per chi non se lo ricordasse, ho voluto scrivere la base simbolica, dove troviamo le radici del Presepe. Della sua materializzazione simbolica, così come le stelle e le luci utilizzate per gli addobbi. E i testi di molte canzoni natalizie utilizzate per recital scolastici, gli Inni, cantati in Chiesa, nelle Cerimonie religiose.
Quella meravigliosa rappresentazione, voluta da San Francesco di Assisi: quindici giorni prima di Natale, Francesco chiamò un uomo del posto, di nome Giovanni, e lo pregò di aiutarlo nell’attuare un desiderio: «Vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello». Era il 1223 e il Santo scelse Greccio per realizzarlo. Per una somiglianza dei luoghi con quelli che aveva visto in Palestina.
Ora ciò detto a questo si affianca, una certa cultura più materialista, atea, consumistica che ha fatto del Natale una festa commerciale, accompagnata dalla figura di Babbo Natale. Figura ha comunque una derivazione cristiana, provenendo dal vescovo San Nicola della città turca di Myra, IV secolo, che voleva poter arrivare da tutti quei bambini impossibilitati ad andare in chiesa per la messa di Natale. Poi sommatosi, alla figura che è giunta a noi e nata dal disegnatore Haddon Sundblom, del Michigan, disegnatore del Santa Claus ideato per la The Coca-Cola Company. Una tradizione che nasce ovviamente da più lontano e dagli antichi greci, dove una figura simile, dove chi portava i doni nel solstizio d’inverno, che è il periodo del Natale. Da Ercole ad Hare Krishna e Poseidone, dio dei mari. Leggende e miti attorno a questa figura, fino alle leggende su Odino, dio della religione nordica, portatore in volo, di doni su una slitta condotta da un cavallo.
A Nantes, diventa nel 2023 Piccola Mamma Natale, la città dove data la forte presenza musulmana gli addobbi pubblici e i riferimenti religiosi Cristiani sono stati negati e di cui tutti i giornali ne hanno parlato, dove un Vojage En Hiver, Viaggio in inverno, tra installazioni di arte sostituisce completamente la tradizione degli addobbi natalizi. In nome di altre informazioni, culturali, artistiche e politico sociali. Che per carità interessanti e ben vengano, ma non a “Natale” o comunque..non solo
Con la volontà di : ribaltare la situazione proponendo un Little Mama Christmas che afferma una prospettiva femminista.
Potrebbe essere assolutamente interessante, ma la simbologia natalizia, cristiano cattolica, nulla ha a che vedere. E non è una pratica secolarizzata e passata, anzi, trattandosi di radici su cui l’Europa e la sua cultura si fonda.
E così le giovani generazioni, battezzate o nate in famiglie, che secondo la tradizione europea sono cristiano cattoliche, non hanno modo di vedere professata la propria fede, anche attraverso simboli religiosi condivisi, che illuminino le città quando si commemora la Nascita di Cristo.
Anche perché, anche la tradizione cristiana ha la sua importante figura femminile a Natale, è Santa Lucia. La cui tradizione vuole che dopo una pestilenza a Verona, che colpiva gli occhi dei bambini i genitori andarono in pellegrinaggio a Sant’Agnese e portarono dolci e doni al ritorno a casa. Lucia, la giovane di Siracusa, promessa sposa a un patrizio pagano, che subì il martirio, volendo dedicare la sua vita a Dio e ai poveri, donò i bellissimi occhi, che secondo leggenda gli occhi, rinacquero riportandogli la vista. Ma andando oltre la leggenda, lei verrà giustiziata nel giorno più corto dell’anno, le spoglie, all’invasione dei Saraceni, da Siracusa arrivano a Costantinopoli e poi a Venezia che ne fa culto e la erge a patrona.
Orbene, noi, italiani, europei, siamo la nostra storia, le nostre leggende, le nostre tradizioni la nostra religione primaria, nel rispetto di altre tradizioni e religioni con cui conviviamo da secoli, pertanto è importante mantenere tutto questo patrimonio culturale, che permea l’architettura, l’arte pittorica, opere e bellezze che da tutto il mondo l’Italia offre come patrimonio artistico, turistico e appunto culturale.
La propria cultura, le tradizioni, vanno difese sostenute e portate avanti, perché senza costruzione sociale alla base di cui vi sono leggi, norme, tabù, dogmi, religioni, simboli, vale a dire cultura, togliamo la maschera di animali sociali, per tornare solo animali.
E un animale con raziocinio, è molto pericoloso.
Mantenendo alto, invece, il valore delle proprie tradizioni, in confronto con altre, sopraggiunte da altrove. A che non sia una nuova, silente, guerra di religione. Subdolamente operata, dentro la società occidentale, attraverso imposizioni silenti, che cancellano le origini europee.