di Al. Tallarita

L’operazione letteraria, nonché personale e umana, compiuta dalla scrittrice Michela Murgia, è straordinaria.
Perché finalmente, si sdogana, apertamente, il tabù della morte per tumore. Della malattia, della sofferenza, affrontata con lucidità e dignità umana, nella consapevolezza, che la morte fa parte della vita e va compreso da subito.

Nel momento in cui si comprende di essere vivi, quello che la Murgia e il racconto di se stessa, delle personali scelte e della storia di vita, che molte persone come lei, si trovano a vivere, ad un certo punto del loro percorso umano.


La consapevolezza, del non essere eterni, che questa società invece tende a nascondere e schiacciare, sotto il peso di una morbosa ricerca dell’eternità e dell’eterna giovinezza.

Le cliniche ricostruttive di bellezza e del cambio connotati..ad ogni costo. Tra punturine ritocchini…tutti piccini…come per sminuirne la portata. E plastificare un’apparenza, lontana dall’essenza. Non sarebbero così piene e non vi sarebbero i centinaia di voli, verso la Turchia, nuova dimensione della chirurgia della bellezza, per interventi di estetici.. a gogò..


Si…qui poi rientra lo star bene con se stessi e la libertà di migliorare qualcosa, che si percepisce come estraneo a se stessi, ma anche no… Nel momento in cui, si ha una dismorfismo, dovuto al fatto di riconoscere la propria immagine, solo trasformata da filtri. Ad esempio.

Creati per dare l’illusione di essere altro da sé, nella rappresentazione del proprio io. E si tende, a voler poi trasformare se stessi. Seguendo quella rappresentazione estranea al sè, ma socialmente apprezzata e da un certo punto in poi riconosciuta.
Ebbene, l’impatto con la realtà della morte, vissuta come parte della vita, cancella il superfluo.

Riportandoci a quella naturale umanità perduta, dietro i meandri di una costruzione plastica, di una società commerciale. Inumana. Che punta alla creazione di una umanità ibrida e inumana.

E che, lucra magicamente ed enormemente, dietro l’alterazione percettiva indotta ad ogni singolo individuo. Di sé e del proprio corpo umano, reso così ibrido.

La morte, che la Murgia in questi giorni, ha riportato tra i vivi, agli onori della cronaca e il rapporto reale e puro con la sofferenza consapevole, ci ha riportato con i piedi per terra. Con enorme dignità.

Ogni critica superflua sarà solo frutto di risme di Trolls…beceri ominidi che popolano la terra.. per probabile equilibrio cosmico (anche se senza si starebbe bene lo stesso). Ovviamente, ancor più, al di là di ogni colore politico.. che che se ne dica.

È la condivisione di un messaggio che è verità soggettiva, si, ma anche realtà oggettiva. E che dovrebbe ricondurre a riflettere, anche coloro che hanno il dono della salute. E che mai hanno fatto incontro con la sofferenza, maestra di vita e di verità della nostra natura.

error: Content is protected !!