Sul Mes, il famigerato fondo salva Stati, vince la linea attendista del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: l’Italia, per il momento, non firmerà la ratifica delle modifiche apportate all’organismo, già votate da 17 paesi della zona Euro su 19. Con 164 voti favorevoli e 138 contrari, la Camera ha infatti approvato la risoluzione di maggioranza che impegna il governo a congelare ogni cosa.
Niente firma, dunque, «alla luce dello stato dell’arte della procedura di ratifica in altri Stati membri e della relativa incidenza sull’evoluzione del quadro regolatorio europeo», si legge nel testo della risoluzione. Insomma, il governo italiano aspetta la Germania, l’altro Paese che manca all’appello, e subordina la sua decisione alla pronuncia della Corte costituzionale tedesca, a cui hanno fatto ricorso i liberali di Fdp. E Giorgetti, che cerca sponde utili a Berlino, si è allineato.
Ma se dalla Corte tedesca arrivasse il via libera? Nella maggioranza si creerebbe qualche fastidio, perché c’è anche un problema nel merito. «È emerso un orientamento chiaro della maggioranza», puntualizza la sottosegretaria all’Economia, Lucia Albano, di FdI.
Una contrarietà che «non nasce da motivazioni ideologiche, come molti sostengono, ma perché riteniamo che le condizioni di accesso all’assistenza finanziaria siano eccessivamente stringenti. L’organizzazione intergovernativa e le sue regole – prosegue Albano – devono essere oggetto di una riflessione comune, anche in considerazione delle mutate condizioni del quadro macroeconomico europeo».
La Lega è nella stessa trincea: «Le regole del nuovo trattato del Mes non ci convincevano prima e non lo fanno nemmeno adesso – dice il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari -. Siamo in un momento in cui si deve ridiscutere il patto di stabilità in Europa, e il nuovo Mes rischia di essere già superato». Un approccio che scontenta Pd e Terzo Polo.
«Continuare a puntare il dito contro le istituzioni comunitarie – dice Piero Fassino – indicandole come causa di tutti i mali equivale a confondere causa ed effetto, come spesso fa la maggioranza». Carlo Calenda vorrebbe fare anche un passo in più e accedere ai prestiti del Mes per metterli sulla sanità. Per ora, però, tutto resta fermo, in attesa della decisione della corte di Karlsruhe.
Fonte F.Capurso per “la Stampa”
da Dagospia