Di Al.Tallarita

Da questa prova di forza ne usciamo tutti sconfitti. L’autodeterminazione dei popoli è cosa importante, come il principio imprescindibile della pace, a cui tutti auspichiamo.
Ma non possiamo far finta di nulla però, rispetto alla situazione geo-politica. Alla storia. Alle armi altre utilizzate, come la propaganda mediatica. Alla situazione dell’ Italia economica e politica. Al post-pandemia e alla realtà sociale.

Per la Politica estera cadono i governi. Ricordiamocelo molto bene, nonostante poi durante l’anno di politica estera se ne parli molto poco. E spesso si mettono come Ministri, le persone forse meno preparate, a poter gestire l’incarico delicato.

La storia di Kiev lacerata tra Russia e Stati Uniti, ha inizio negli anni novanta.
Oggi sfociata in tale operazione speciale, così definita da Putin, che dura già da un mese. E che genera morte, distruzione, gravi problemi umanitari con migliaia di profughi. E bambini che spariscono, aumentando probabilmente la tratta dei minori. Così come gravi problemi economici, a tutti gli stati-attori, che in questo processo sono coinvolti. E che mossi da queste ragioni, prendono o meno, decisioni rispetto allo scontro.

È palese che l’idea iniziale della guerra lampo, non sia riuscita e questa visione delle cose, non ha la previsione di un piano B. Per cui fino a che Putin, non arriverà a quello che si è proposto, la neutralità dell’ Ucraina a tutti i costi, e la conferma della posizione russa nel Mediterraneo, a cui chi ha pensato potesse farne a meno o rinunciare ha sbagliato, non ci sarà intervento diplomatico che tenga.

E questa lettura, narrata, dei presunti problemi mentali o della sua malattia, è utilizzata come arma, ma fa acqua da qualsiasi lato..

La questione Ucraina

L’approdo a questa operazione militare, nasce dal fatto, che il nuovo regime fosse appoggiato dagli Stati Uniti e poi dall’Unione Europea, con l’idea dell’ingresso nell’alleanza Atlantica. Poi vi sono state le violenze scaturite dalle manifestazioni, Euromaidan, da Euro e Majdán Nezaléžnosti: piazza Indipendenza.
Dove a Kiev, proteste del 21 e 22 novembre 2013, avvenute una volta interrotte le trattative per l’entrata in UE.
Tutti fatti accaduti dopo che, al contrario, l’ex presidente Yanukovich, ( dal 2010 al 2014 dell’Ucraina e lui stesso ucraino) aveva cercato di porre Kiev in accordo con Mosca, optando così per la neutralità del suo paese. E che oggi chiede apertamente a Zelensky: “ferma lo spargimento di sangue”, “l’eroismo non è combattere fino all’ultimo ucraino”. Poi vi è stata l’annessione della Crimea e la guerra del Donbass, da otto anni in corso. Ad oggi per l’Ucraina l’unica soluzione sarà la cessione di altri territori.

Il vero passo indietro dovrebbe farlo il presidente Zelenski.Per il bene della sua nazione. Anziché armare chiunque, anche le donne, a far condurre avanti una resistenza che aumenta i morti ogni giorno e i profughi disperati. Lui che oggi ammette: “Non entriamo nella Nato”,
“È chiaro che l’Ucraina non è un membro della Nato. Lo capiamo questo. Per anni abbiamo sentito parlare di presunte porte aperte, ma abbiamo sentito dire che non possiamo entrarci. E questo è vero, e dobbiamo ammetterlo”.

La questione Ucraina è questione delicatissima. Così come gli Stati Uniti non vollero le testate nucleari a Cuba. La Russia avrebbe preferito la neutralità del territorio ucraino, rispetto all’espansione Nato.

La forzatura che ne è scaturita, è alla base di questa escalation, che nessuno di noi avrebbe ipotizzato. E che nessuno avrebbe voluto.

E mi sembra anche inutile ricordarne la storia, che tutti conoscono e che non dovrebbe destare scandalo, il fatto di ricordarlo, in una narrazione unica, monorealistica, che è arma di strategia di guerra.

La crisi di Cuba

Ritorniamo chiaramente ai tempi della guerra fredda, quando gli Stati Uniti e l’URSS tra il ’47 e il ’63 vivevano grandi tensioni. E l’Europa cercava una propria autonomia tra i due grandi colossi. Poi Budapest e l’invasione URSS dell’Ungheria. La costruzione del muro di Berlino. La costruzione di armi nucleari, bombe all’idrogeno e missili, che frenano le smanie di guerra. L’URSS cresceva con Chruščёv
Gli Stati Uniti mostrano superiorità aerea e nucleare. E con Eisenhower e F. Kennedy, fino al 1963, si placano gli animi per una reciproca convenienza. Ma eccola, la crisi dei missili a Cuba, che apre uno scenario pericoloso. Governata dall’autoritarismo di Battista dal 1940, appoggiato dagli Stati Uniti, vi è un’insurrezione del 1953 , che lo rovescia e dá il potere, riconosciuto dagli Stati Uniti, a Fidel Castro. Le questioni economiche inaspriscono i rapporti, l’esproprio delle proprietà statunitensi e il radicalismo di Che Guevara cozzano con gli interessi americani. Siamo nel 1962, U-2 americani sorvolano Cuba: L’URSS sta installando basi missilistiche con testate nucleari a raggio medio e intermedio.
J. Kennedy il 16 ottobre 1962, apre un segretato Comitato esecutivo del Consiglio di sicurezza nazionale. Chiederà a Mosca di ritirare i missili, armando le proprie forze nucleari e aprendo il blocco navale attorno all’Isola. Prospettando il conflitto nucleare alla popolazione il 22 ottobre 1962.
Tutto il mondo è in bilico. La Russia accetta di togliere le basi missilistiche e le navi russe tornano indietro. In cambio gli Stati Uniti non invaderanno l’isola e c’è l’accordo per lo smantellamento dei missili Jupiter dalla Turchia e dall’Italia.

Dove siamo arrivati

L’esercito di Kiev si è proprio rafforzato grazie alla NATO e oggi con gli aiuti di tutta l’Europa. Un ridimensionamento, avrebbe evitato una tale catastrofe. E non ha aiutato neppure, l’insabbiamento della questione Ucraina, su rapporti e questioni economiche, inerenti Biden junior e il padre in quota Obama, (di cui ho parlato in un altro articolo).

Pertanto la situazione attuale ha un passato di storia, di fatti, da cui non possiamo esimerci, per fare un discorso critico. E ciò non significa parteggiare per la squadra A o per la squadra B. Ma cercare analizzare la situazione attuale, partendo dal passato, dagli errori che sono stati reiterati, da tutti gli attori presenti.
Anche il fatto, inoltre, di non avere una nostra autonomia energetica, è stato un grave errore. Così come l’intervento degli Stati Uniti contro le creazioni di un grande gasdotto, come ha fatto la Germania, di cui ho scritto. O come il fatto di non aver approfittato delle contribuzioni statali sui pannelli solari già nel 2005 in poi, di non aver gestito bene la situazione ambientale e contro il malaffare, per le pale eoliche. Così come e specialmente, il non aver costruito impianti nucleari di nuova generazione. Dopo un referendum fatto sulla scia emozionale della paura è politicizzato. Eppure ricordo, che noi abbiamo anche dei piani gestiti dalla protezione civile, in caso di problemi inerenti il nucleare, dato che gli impianti li abbiamo dietro l’angolo.. eppure noi non ne abbiamo di nostri per un auto-produzione energetica. Così, l’essere a tal modo dipendenti energeticamente dalla Russia e non solo, per l’Italia, ora si rivela fattore di alto rischio. E la Russia intanto cambia i prezzi dell’energia. Cerca di far acquistare rubli per diminuire il cambio con euro e dollaro.

La posizione dell’Italia

Oggi l’Europa si muove si unita ma in ordine sparso, fondamentalmente, per ragioni e motivazioni differenti, fra i vari stati che la compongono. Dei vari governi e dei partiti politici che li formano.

Specialmente l’Italia, con un Governo creato in un momento di emergenza. Un Presidente del Consiglio tecnico e non politico, con un consiglio dei Ministri altrettanto. Fatto a larga maggioranza e solamente per rispondere allo stato di emergenza e crisi, che la pandemia ha generato.

Con i partiti politici che si ritrovano a dover accettare delle decisioni per non far cadere il Governo. E spesso per tali ragioni a subirle. Nonostante abbiano delle idee di politica internazionale, accoglienza, politica economica, volontà o meno di aumentare la spesa per gli armamenti militari, completamente differenti.

L’Italia è costretta a un doppio nodo con gli Stati Uniti e la Nato. Non dimentichiamo che il nostro territorio, pullula di basi militari* per cui il nostro rapporto è condizionato. Così le nostre scelte.

Certamente gli Stati Uniti hanno mal gestito la situazione Ucraina. Lasciando che vi fosse una guerra lunga e silenziosa, nel territorio e che questa durasse quasi un decennio, senza che nessuno facesse nulla per portare la pace. E la propaganda mediatica, usuale strumento di strategia di guerra, cui assistiamo, di certo non ci aiuta a comprendere quello che storicamente e politicamente sia successo prima è stia succedendo adesso.

Un’escalation si rivelerà molto pericolosa per chiunque.
L’Unione Europea è stata una grande assente rispetto a questi fatti, prima che si arrivasse all’ irreparabile attuale.
È normale che se si chiede agli italiani se sono pro o contro la guerra o pro o contro le armi, questi rispondano che sono contro.

La gente lotta tutti i giorni, perché le bollette della luce sono arrivate alle stelle e quelle del gas.
Perché moltissimi hanno perso il lavoro. Perché si esce da due anni di pandemia che ha messo in ginocchio la nazione.
Perché il 90% della popolazione e vaccinata mentre i profughi che stanno arrivando solo il 30% lo è e con vaccini che non sono stati riconosciuti dallo OSM.
Perché da questa crisi è nato un nuovo Governo tecnico con un presidente scelto a garanzia e persona altamente stimata in Europa, per la formalizzazione della richiesta e l’invio dei soldi europei del PNRR, affinché l’Italia potesse ripartire.
Noi che abbiamo il fardello di un Altissimo debito pubblico.
Ci si renda conto, che la situazione italiana, è una situazione veramente difficile, in cui prendere delle decisioni è delicato.
Non ci saremmo aspettati la venuta di un’operazione militare di tale portata, così vicino a noi, e nel momento in cui siamo governati da tecnici. In una situazione, post pandemica, già di per sé è delicata .

Ora nonostante questo, ricordiamoci che non esistono operazioni militari e guerre cruente o meno cruente. E che queste armi che stiamo inviando, arrivano a chi ha fatto stragi a Odessa e nelle regioni del Donbass.
E le armi chiamano armi non chiamano pace. E quell’ autodeterminazione di cui dicevo, dovrebbe essere garantita a tutti e non sempre è stato così. E l’opinione pubblica, viene o meno influenzata, con una comunicazione mirata, in base al messaggio che si vuole far passare.

Sono tutte da negare le guerre per avere la pace. Che sia sancita anche dai processi economici, che ci legano tutti a livello globale. Ma questa è e resta un’utopia. Nonostante il Papa parli di “vergogna” per l’aumento delle spese militari indicandola come “una pazzia”.


*[Basi militari americane in Italia:
Friuli Venezia-Giulia Aviano Base aerea di Aviano Base aerea USAF
Veneto Vicenza Caserma Ederle Base militare US Army
Veneto Vicenza Camp Del Din Base militare US Army
Toscana Pisa-Livorno Camp Darby Base militare US Army
Lazio Gaeta Gaeta Naval Support Activity Base navale US Navy
Campania Napoli Naval Support Activity Naples Comando logistico US Navy (VI flotta)
Campania Gricignano di Aversa Carney Park Centro ricreativo militare US Navy
Puglia San Vito dei Normanni Base aeronautica di San Vito Base aerea USAF disattivata nel 1994
Sicilia Niscemi Naval Radio Transmitter Facility (NRTF) Niscemi Base radio US Navy
Sicilia Sigonella Base aerea di Sigonella Base aerea]


Foto: firstonline.info

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