lunedì 17 maggio 2021
Di Al. Tallarita
In “The Age of surveillance capitalisme”,libro di Shoshana Zuboff, si parla delle architetture digitali, del capitalismo di sorveglianza. Anche progettate, per controllare e trattenere i particolari, del comportamento umano, al fine di ottenere, dei vantaggi nella competizione economica dei nuovi mercati. In quanto, la produzione di beni e servizi, è legata a una cosa molto importante, un meccanismo di modificazione dei comportamenti. Utilizzato per agevolare il mercato, privo di controllo democratico. E di qualsiasi tipo di supervisione, che protegga il compratore. Per l’economista, che ha pubblicato con questo libro interessante negli Stati Uniti, poi anche tradotto, il pericolo che si apre, nel mondo dei giganti del web, è enorme. Ed è completamente sottovalutato, perché si intercettano i dati di ognuno di noi, singolarmente, individualmente e questi grandi giganti lo utilizzano. Per modificare il comportamento degli utenti. Questi sono atteggiamenti che minacciano la democrazia. Chi si appropria dei nostri dati, sono gli imprenditori, del capitalismo di sorveglianza e così manipolano le nostre scelte.Tutto quello che è ‘gratis’ in un modo o nell’altro si paga. Questa è la verità, ‘più è gratis e più è pericoloso’. Più siamo illusi di poter condividere liberamente i nostri dati, più c’è qualcuno che attraverso quei dati, ci sta lucrando, alle nostre spalle. Addirittura manipolando, le nostre stesse intenzioni comportamentali d’acquisto. E così, siamo sotto una sorveglianza costante. Sono le compagnie private, che hanno nelle mani questa gestione. E il sogno digitale, diventa così un incubo. Il capitalismo esce dalla fabbrica solita e inonda tutta la società, basta un click.Il prodotto è l’utente. E allora automatizzano l’essere umano, lucrano sui sentimenti e sugli stati d’animo. È l’internauta o utente ultimo, diventa la fonte di un valore aggiunto. Fondamentale, per questo nuovo tipo di capitalismo di sorveglianza. Diventano gli oggetti, di un processo di estrazione delle materie prime, molto più avanzato dal punto di vista tecnologico. Assolutamente non controllabile, quasi inevitabile, da chi manipola l’utente attraverso la raccolta dei suoi dati. Il capitalismo di sorveglianza, sa tutto di tutti, mentre chi naviga su internet e specialmente, mette i propri dati sui social, non ne sa nulla e perde l’autonomia individuale. Minando così le fondamenta della società democratica. Vengono, inoltre, collegate più persone insieme, ma questo può esporre a molestie. Per esempio può costare la vita. Qualcuno potrebbe morire per esempio, in un attacco terroristico, coordinato attraverso questi strumenti di internet; attraverso il collegamento di più persone. Per cui, dietro la normalità, alla semplicità e la tranquillità, si può celare la mostruosità, cuore di questo capitalismo di sorveglianza. Che ha un potere strumentale enorme, minacciando la stessa umanità. Gli avvertimenti che l’economista, in questo libro dà, sono assolutamente condivisibili. Per proteggersi, non è sufficiente combattere contro tale monopolio. Continua nel suo testo, né difendere i dati, anche se comunque risulta sempre importante. Si è già oltre…Il capitalismo di sorveglianza, viene definito come una logica in azione. Non esiste la fatalità tecnologica, le tecnologie sono dei mezzi e devono restare tali. Per l’economia,. adesso, non è possibile immaginare il capitalismo di sorveglianza senza internet. Questo, riesce a catturare i pensieri. E Google è inventore di questo tipo di procedimento, con Facebook, erede talentuoso in questo processo. Internet scoppia nel 2000, digitalizzare ogni azione, diventa così un’architettura: quella dell’estrazione dei dati, con le aziende hi-tech che collaborano con i governi. Così comincia un ciclo di espropriazione e il mercato se ne inventa di qualsiasi, per arrivare a sfruttare al massimo questo potenziale. Infatti Facebook, fonde a un certo punto: Instagram, WhatsApp e Messenger. Questo monitoraggio continuo, probabilmente diventerà la nuova norma, costruirà la nuova normalità. Uno studio chiamato “Experimental evidence of massive scale emotional contagion through social network – L’Evidenza sperimentale di un contagio emotivo su larga scala attraverso il social network” , iniziato nel 2012 e pubblicato poi nel 2014, mostrò un risultato terribile. Che gli stati emotivi, possono essere trasmessi agli altri, attraverso il contagio emotivo. Significa, coinvolgere le persone a provare le stesse emozioni, senza esserne consapevoli. Ed ecco che il capitalismo di sorveglianza, riesce a utilizzare questi mezzi, di modificazione dei comportamenti, facendo decadere così …..il libero arbitrio.
Dalla recensione conversazione di G.Delacroix con E.Zuboff