Di Al Tallarita
Alla luce dei fatti ad oggi con l’emergenza Covid-19, con un nuovo presidente di regione, con una confusione che è pari a come non abbiamo mai avuta, con un traffico indiscriminato di essere umani che aumentano e amplificano, le condizioni sanitarie nazionali, partendo proprio dalla Calabria e dalle altri Regioni meridionali.. ad oggi in questo quadro devastato, ci troviamo a parlare di sanità, argomento sul quale tutti si sono espressi. Tutti sono sciacquati la bocca, tutti si sono lavati le mani e le metafore i luoghi comuni sarebbero miliardi… ma mi fermo qui.
Voglio fare un breve excursus temporale, per dare un quadro di massima sulla situazione.
Partendo dall’ultima lettera che il presidente Jole Santelli ha scritto il presidente del consiglio (quel Conte avvocato al secondo mandato uomo dei dcpm e dei Pieni Poteri non votato dal popolo italiano… eppure li già da due mandati….) ed arrivare fino a circa il 2013 circa.. anche se il disastro calabrese, affonda radici molto più in là nel tempo. Perché sulla sanità calabrese, vi hanno messo le mani in troppi e mangiato in troppi.
È argomento ‘ Spinoso ‘, così difficile anche perché la Ndrangheta ha tirato le sue fila. Fatto sta che i calabresi non sanno come curarsi, non hanno medicine né macchinari per farlo nelle strutture che sono fatiscenti, gli ospedali sono stati chiusi, sono costretti a fare un turismo migratorio verso le regioni del nord. Quando addirittura sia, una delle più importanti di queste regioni, ad avere un ruolo diretto nella sanità Calabrese. L’ultimo provvedimento statale avvenuto, infatti, prima dell’emergenza Covid-19 che si è avuta nel 2020, prevede Tramite il Ministero della Salute, che la Regione del Veneto, sia designata a collaborare alla riorganizzazione dell’attività chirurgica, per setting assistenziali e complessità di cura, del sistema sanitario della Regione Calabria, in piano di rientro. Il Ministero della Salute ha coordinato un Accordo di Programma, già approvato dalla Giunta veneta, firmato dal presidente da: Ministero della Salute Regione Veneto e Azienda Ospedaliera di Padova, soggetto attuatore e riceverà un rimborso spese che verranno documentate (fino a un massimo di 200 mila euro per 18 mesi, prorogabili di altri sei).
I commenti del presidente del Veneto Luca Zaia sono stati:
“Abbiamo sempre detto che le nostre buone pratiche sono a disposizione del Paese, e delle Regioni che necessitino di aiuto. Ringrazio il Ministero della Salute per aver accolto questa nostra offerta, proponendo un Accordo formale che sottoscriviamo con piacere, e con l’impegno di fare il meglio per il futuro della sanità della Regione Calabria e per i cittadini calabresi. Non a caso, il partner operativo sarà l’Azienda Ospedaliera di Padova, uno dei nostri fiori all’occhiello”.
Perche il Veneto, dicono dal Ministero: “per aver sviluppato un processo di riorganizzazione della rete ospedaliera con risultati positivi di miglioramento dei processi assistenziali nel rispetto dell’equilibrio economico del servizio sanitario Regionale”.
Ebbene la situazione calabrese, è una situazione che probabilmente difficilmente troverà una soluzione. Sulla quale tutti i partiti si sono alternati, pronunciando, polemizza do, cercando di fare..
Da sinistra a destra e centro.. movimenti alternativi, fino al decadente Movimento 5 Stelle che poi è stato l’ultimo a fare il famoso ‘ Decreto Salva Calabria’ che di beghe ne ha aperte e non poche.
E allora,
Parlare della sanità calabrese vuol dire fare un viaggio dantesco, infernale, tra problemi e provvedimenti palesemente non adatti alle gravi cause, e responsabilità, che lasciano la Calabria in una posizione di malasanità in questo momento, terzultima, seguita solo dalla devastante questione della Campania.
E l’On. Jole Santelli, donna che ammiro particolarmente non solo per il suo excursus politico e la sua formazione sotto l’area del presidente Berlusconi, ma anche perché è una donna che ha sofferto in prima persona, dato il grave problema di salute, oggi superato, da Presidente della Regione Calabria scrive al presidente del consiglio ( cito Gazzetta del Sud) :
“Egregio Presidente Conte,
Scrivo da una Regione in cui i diritti dei cittadini sono troppo spesso calpestati. La Calabria è una terra che ha tante potenzialità ma anche troppi, troppi problemi irrisolti.
Il più importante dei diritti calpestati è quello alla Salute. Siamo vittime da anni di un commissariamento governativo che, improntato esclusivamente a logiche meramente ragionieristiche, ha distrutto la sanità calabrese.
In questo le responsabilità politiche devono essere chiare e nette.
Tutte le scelte sanitarie competono in Calabria al Governo ed ai suoi commissari.
Sono stata attenta ad evitare lo scontro istituzionale, non credo faccia bene a nessuno, ma chi decide di commissariare e di effettuare le scelte, poi deve avere il coraggio di assumersi la responsabilità che ne conseguono.
La fase Covid è stata gestita dalla Regione in assoluta sintonia con il Governo nazionale. Il nuovo piano sull’emergenza, invece, su richiesta dei commissari è stato predisposto dagli stessi senza alcun coinvolgimento della Regione, e varato dal Ministero competente. Il nuovo piano ribalta totalmente l’impostazione precedente e per quanto mi riguarda lo trovo di difficile attuazione.
Nella riunione con il commissario Arcuri e i ministri Speranza e Boccia, Arcuri ha specificato che nelle Regioni in cui è presente il commissariamento ad acta la Regione non è soggetto attuatore. Non m’interessa essere soggetto attuatore di un piano che non condivido, ma è necessario che i calabresi sappiano che il Governo si sta assumendo tutta le responsabilità della gestione sanitaria del Covid in Calabria e che la Regione è stata totalmente esautorata.
Mi spiace dopo mesi di leale collaborazione, ne prendo semplicemente atto.
La responsabilità verso i calabresi deve essere però chiara, se viene ridisegnata la rete oncologica sul tumore alla mammella e, nonostante le proteste della Regione si va avanti per una strada che, purtroppo, porterà a una nuova e pesante emigrazione sanitaria, se vengono bloccate le radioterapie per esigenze di budget, rendendo impossibile ai calabresi di curarsi a casa propria e costringendoli ad andare fuori regione per terapie salvavita, i calabresi devono sapere che sono scelte effettuate dai commissari di Governo, con la totale contrarietà della Regione.
Non credo che, Presidente Conte, Lei sia al corrente di queste cose ma è mio obbligo morale e politico porle in evidenza. Noi calabresi abbiamo diritto ad una sanità da Paese civile, non m’interessa fare guerra contro il Governo nazionale, ma non farò da parafulmine a scelte pesantemente penalizzanti per i miei concittadini.
L’emergenza sanitaria ci ha insegnato che esiste un destino di comunità. Nessuno si salva da solo. Non possono esserci divisioni strategiche e strumentali davanti a un diritto fondamentale come la salute.
Io sono certa che vorrà ascoltarmi per trovare insieme una strada che faccia onore allo sforzo del Paese tutto di non lasciare indietro nessuno.
Jole Santelli, presidente della Regione Calabria “
E sempre la Santelli, a gennaio, scriveva da Onorevole, e Vice presidente della commissione antimafia e Deputato Fi:
“.. dopo otto anni e mezzo di commissariamento, chiusura di ospedali, collocamento di circa seimila persone in quiescenza , dobbiamo aumentare le tasse e diminuire i servizi ai calabresi significa che i soldi pubblici hanno preso altri rivoli.. Chiediamo conto al Gen. Cottarelli delle sue parole e all’Ing Scura di quello che ha fatto o non ha fatto in 4 anni.”
Aggiungendo:
“Un consigliere regionale di maggioranza.. nei giorni scorsi ha detto che solo in una Asp si spendono 800 milioni per il contenzioso mentre i calabresi continuano ad emigrare ed i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari vengono abbandonati a loro stessi. Se dopo questi anni siamo al punto di partenza, come un maldestro Monopoli, vuol dire che qualcosa di grave è successo. L’ing Scura ha il merito di avere smascherato le bugie del centrosinistra, certificando come la gran mole dei debiti sia stata contratta nel biennio 2008-2009, durante la presidenza Loiero. Questa legislatura avrebbe dovuto portare all’uscita del commissariamento ma non solo così non sarà si prospettano tagli alle strutture private accreditate di natura verticale e aumento del l’aliquota regionale IRPEF.”
“Siamo al paradosso..Solo di stipendi vi è stato un risparmio medio di 250 milioni divenuti ordinari e quindi annui. Dove sono finiti questi soldi? Non certo ad assumere medici e a garantire i farmaci ai cittadini. Vergognosa la vicenda della stabilizzazione del comparto avvenuta solo per il 10%”in disaccordo con il piano firmato nell’ottobre del 2015 tra commissario e sindacati… Oliverio – conclude- è corresponsabile pienamente di questo sfascio avendo nominato direttori generali bravi solo ad aumentare la spesa. “
Ho voluto qui riportare i suoi interventi perché sono veramente esaustivi, di quello che è successo negli ultimi anni in Calabria. Dei dubbi che ognuno di noi ha. Di quei dubbi che un cittadino medio calabrese ha, dei danni che in verità Oliverio ha fatto nascondendoli sotto becere polemiche e comunicati costanti, del disastro che il governo non si è voluto prendere in carico, seriamente. Il decreto Calabria, doveva salvare la Calabria e è stato motivo di crisi per il MoVimento 5 Stelle, che si è sentito ribaltare il grido onestà onestà contro il proprio un movimento, quando la Nesci è stata accusata proprio dalla Santelli ma non solo, di fare dei favoritismi…. E allora in quel finale di Maggio 2019, nella camera, quel grido onestà onestà è stato fatto proprio da quei deputati del Pd con Enza Bruno Bossio, Fi con Iole Santelli e Leu con Nico Stumpo, contro Dalila Nesci, con l’accusa di trovarsi in una situazione di conflitto di interessi. Nell’Aula romana, i deputati calabresi, hanno rilevato che tra i sette candidati chiamati a essere commissari delle Aziende sanitarie della Regione, saltava fuori un «collaboratore» proprio calabrese. In chiaro conflitto di interessi la Nesci ha risposto: che non era retribuito: tale Gialuigi Scaffidi, così le opposizioni hanno chiesto di escludere la nomina. E tutto si è svolto nel giorno in cui in Commissione Affari costituzionali, ha cominciato l’iter della legge sul conflitto di interessi, grazie alla spinta del pentastellato, Giuseppe Brescia. Decretuccio della discordia….
È intanto la situazione sanitaria Calabrese sprofonda.
Dalle ultime indagini demoscopiche la Calabria con la Sicilia, si collocano in coda tra le realtà del paese.. Malate. E questo emerge già da un triennio, dall’IPS, l’Indice di Performance Sanitaria dell’ istituto Demoskopika. Sono otto gli indicatori considerati: la soddisfazione sui servizi sanitari, la mobilità attiva, quella passiva, il risultato d’esercizio, il disagio economico delle famiglie, le spese legali per liti da contenzioso e da sentenze sfavorevoli, la democrazia sanitaria e speranza di vita. Tra i dati più drammatici: l’impossibilità di curarsi per carenza di soldi.. La paura dei sistemi sanitari meridionali. Infatti la migrazione sanitaria di queste regioni va’ oltre i 319 mila ricoveri verso la Lombardia, l’Emilia Romagna e il Veneto, che porta a queste regioni invece un guadagno di 1,1 miliardi di euro. Se tra i peggiori abbiamo la Calabria, tra i migliori ci sono il Trentino, Alto Adige, l’Emilia Romagna e il Veneto. Questo “turismo sanitario” cresce in alcuni sistemi sanitari a sfavore di tutto il meridione, escluso il Molise.
La Calabria, è il sistema più penalizzato, di 55 mila ricoveri fuori regione e un debito di più di 274 milioni di euro. Qui vi sono molti contenziosi e sentenze, con una spesa pro-capite di 10 euro e un esborso, pari a 19,5 milioni di euro. Mentre in Lombardia è inferiore a 1 euro, regione la cui popolazione è cinque volte superiore a quella calabrese. Sulla speranza di vita la Calabria con 91,0 supera la Campania 75.6. Più alta è la speranza di vita, maggiore è il contributo del sistema, al miglioramento delle condizioni di salute dei cittadini.
E sul disagio economico, nel 2017 1,6 milioni di famiglie italiane hanno dichiarato di avere grave disagio economico, per far fronte alle spese necessarie per curarsi. A finire nell’area del disagio economico, a causa della mancata disponibilità economica per e in Calabria la quota del 14,9%, vale a dire 120 mila nuclei familiari, surriscaldano la gravità del fenomeno.
Il provvedimento di cui dicendo, 2020, in vero già 2019, è Siglato da un decreto i cui articoli e provvedimenti qui riporto. Firmato da MATTARELLA, Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri. Da Grillo, Ministro della salute. È del 2 maggio 2019.
Ecco gli articoli 1 a 11 del decreto-legge:
All’ Art. 1 : Ambito di applicazione
“Il presente Capo reca disposizioni speciali per la Regione Calabria inerenti al raggiungimento degli obiettivi previsti nei Programmi operativi di prosecuzione del piano di rientro dai Disavanzi del Servizio sanitario regionale “.
Art. 2 : Verifica straordinaria sui direttori generali Degli enti del Servizio sanitario regionale
Art. 3 : Commissari straordinari degli enti del Servizio sanitario regionale
“ In caso di valutazione negativa del direttore generale ai sensi dell’articolo 2, comma 1, il Commissario ad acta, previa intesa con la Regione, nomina un Commissario straordinario. In mancanza d’intesa entro il termine perentorio di dieci giorni, la nomina e’ effettuata con decreto del Ministro della salute, su proposta del Commissario ad acta, previa delibera del Consiglio dei ministri, a cui e’ invitato a partecipare il Presidente della Giunta regionale”.
Art. 5 : Dissesto finanziario degli enti Del Servizio sanitario regionale
“ Entro novanta giorni dalla nomina, il Commissario straordinario (..) effettua una verifica generale sulla gestione dell’ente cui e’ preposto. Laddove emergano gravi e reiterate irregolarita’ nella gestione dei bilanci (..) ovvero una manifesta e reiterata incapacita’ di gestione, il Commissario straordinario propone al Commissario ad acta di disporre la gestione straordinaria dell’ente, alla quale sono imputate (..) tutte le entrate di competenza e tutte le obbligazioni assunte fino al 31 dicembre 2018
Art. 6 : Appalti, servizi e forniture per gli enti Del Servizio sanitario della Regione Calabria
“Gli enti del Servizio sanitario della Regione si avvalgono Esclusivamente degli strumenti di acquisto e di negoziazione aventi Ad oggetto beni, servizi e lavori di manutenzione messi a Disposizione da CONSIP S.p.A. nell’ambito del Programma di Razionalizzazione degli acquisti della Pubblica amministrazione”.
Art. 7 : Misure straordinarie di gestione delle imprese esercenti attivita’ Sanitaria per conto del Servizio sanitario regionale nell’ambito Della prevenzione della corruzione
Art. 8 : Supporto dell’Agenzia nazionale Per i servizi sanitari regionali
“Per le finalita’ di cui al presente decreto, l’Agenzia per i Servizi sanitari regionali AGENAS (..) fornisce supporto tecnico e Operativo al Commissario ad acta e ai Commissari straordinari. Per la realizzazione di quanto previsto (..) l’AGENAS Puo’ avvalersi di personale comandato, (..) ricorrere a Profili professionali attinenti ai settori dell’analisi, valutazione, controllo e monitoraggio delle performance sanitarie, anche con riferimento alla trasparenza dei processi, con contratti di lavoro flessibile. Per la copertura degli oneri derivanti dall’attuazione del Presente articolo, nel limite massimo di euro 2.000.000 per l’anno 2019 e di euro 4.000.000 per l’anno 2020, si provvede utilizzando L’avanzo di amministrazione di AGENAS, (..) pari a Euro 1.022.000 per l’anno 2019 ed a euro 2.044.000 per l’anno 2020.
Art. 9 : Ulteriori disposizioni in tema di collaborazione E supporto ai Commissari
“ Nell’esercizio delle proprie funzioni il Commissario ad acta, i Commissari straordinari e i Commissari straordinari di liquidazione Possono avvalersi del Corpo della Guardia di finanza per lo Svolgimento di attivita’ dirette al contrasto delle violazioni in Danno degli interessi economici e finanziari connessi all’attuazione Del piano di rientro dai disavanzi del Servizio sanitario nella Regione “.
Art. 10 : Aziende sanitarie sciolte ai sensi dell’articolo 146 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267
(per art. 11/16 si rimanda al decreto https://www.gazzettaufficiale.it/atto/stampa/serie_generale/originario 10/10)
Ma cosa celi dietro se, il decreto “Salva Calabria” tra ospedali in tilt e lavoratori a rischio va approfondito. Con la sanità calabrese in caduta libera. Dopo il licenziamento dei commissari, vi fu lentezza nella nomina dei successivi. Con la conseguente carenza di coordinatori, farmaci e medici. La allora ministra della Salute Giulia Grillo, M5 Stelle, salutava con vigore, il rinnovato Diritto alla salute in Calabria, dopo la conversione in legge in Senato del “decreto salva Calabria”, approvato dal consiglio dei ministri a Reggio Calabria, quel 30 aprile 2019. Ma dopo quell’iniziale entusiasmo, ospedali e aziende sanitarie arrivano al collasso.
Cotticelli così riceveva pieni poteri. Facendo fuori i commissari delle aziende sanitarie e ospedaliere calabresi nominati in Regione. All’interno di un quadro di un decennio di commissariamento e un ammanco di oltre 2 miliardi di euro. Quello del Ministro Grillo, dopo il rimpasto passato a Speranza, era venduto come la soluzione magica dei problemi della sanità in Calabria. Ma in vero ha facilitato il precariato, con licenziamenti all’ospedale di Catanzaro, Cosenza e altre aziende, facendoli privi inoltre di direzione.
Quel ‘Decreto Calabria’ con la carenza di farmaci e l’aumento dei prezzi, ha facilitato l’emigrazione sanitaria calabrese. Infine, ha tolto potere alla ‘SUA ‘, Stazione appaltante regionale, operativa dal 2007. Istituzione dell’autorità regionale (CALABRIA, L.R. n. 26/2007 disciplina della trasparenza, in materia di appalti pubblici, di lavori, servizi e forniture).
Cosa prevedeva:
LA LEGGE REGIONALE (N. 26 DEL 07-12-2007 REGIONE Calabria. BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE CALABRIA N. 22 del 1 dicembre 2007 SUPPLEMENTO STRAORDINARIO N. 3 del 12 dicembre 2007).
All’articolo 1 :
“Al fine di assicurare la correttezza, la trasparenza e l’efficienza della gestione dei contratti pubblici è istituita l’Autorità regionale per i procedimenti e la vigilanza nella materia dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, che assume la denominazione di Stazione Unica Appaltante (SUA), con il compito di svolgere l’attività di preparazione, indizione e di aggiudicazione delle gare concernenti lavori ed opere pubbliche, acquisizioni di beni e forniture di servizi a favore della Regione Calabria e degli Enti, Aziende, Agenzie ed Organismi da essa dipendenti, vigilati o ad essa collegati, per gli enti del servizio sanitario regionale, cui è fatto obbligo di ricorrere alla SUA nei modi e termini stabiliti dalla presente legge, nonché degli altri Enti pubblici della Calabria che intendono ricorrere alla SUA in regime di convenzione. La SUA esercita altresì le attività di controllo sull’esecuzione delle procedure e attività ricordate. La SUA opera con piena indipendenza funzionale, di giudizio e di valutazione, nonché in regime di autonomia organizzativa e contabile, ai sensi dell’articolo 10, comma 4, della presente legge. La SUA, costituita con decreto dal Presidente della Regione, ha sede in Catanzaro. Organi della SUA sono il Direttore Generale ed il Comitato di sorveglianza. Il Dirigente Generale è assistito da un’apposita segreteria, composta da un funzionario di categoria D e da non più di due unità di personale, tutti appartenenti alla Pubblica Amministrazione. La SUA dispone inoltre di una struttura organizzativa, articolata in tre Sezioni di livello dirigenziale equiparato a quello di settore della Giunta regionale, una amministrativa, una tecnica ed una relativa all’osservatorio dei contratti pubblici di cui all’art. 8. Il regolamento di cui al successivo articolo 2 disciplinerà i sistemi di selezione per la copertura dei posti previsti nella dotazione organica con le modalità previste dalle norme sul pubblico impiego. Il Direttore generale svolge le funzioni di segretario del Comitato di sorveglianza, partecipa alle relative riunioni, redige e sottoscrive il verbale e predispone la documentazione richiesta”.
La situazione arriva al 2018 quando Mario Oliverio ex presidente della Giunta regionale poi ex Presidente dichiarava :
“È chiaro che il commissario Scura si auto-perpetuerà se si cammina come sta camminando questo commissariamento, che dura ormai da quasi dieci anni”. In risposta alle dichiarazioni del commissario della sanità calabrese, Massimo Scura. “Se i problemi che sono alla base del commissariamento non si affrontano e non si risolvono vuol dire che c’è una linea di auto perpetuazione e di auto-conservazione del commissariamento”.
Cosa c’era dietro a questo sfogo? E Oliverio poi da Presidente cosa ha omesso, che fosse in vero di sua responsabilità?
Ricordiamo a tal guisa, che nel 2201 Carlo Guccione del PD, allora consigliere regionale del Pd, si esprimeva in modo. Molto duro sulla situazione:
“.. Una sceneggiata.. melodrammatica quella a cui sono costretti ad assistere i calabresi, peggio ancora se malati e desiderosi di cure, deve finire qui. Non fa più ridere nessuno. La sanità di è letteralmente ostaggio di un conflitto istituzionale senza precedenti, che dura ormai da tre anni. Ora basta. Chi si nutre di senso di responsabilità faccia qualcosa, chi ha potere decisionale, e quindi doveri, intervenga subito”.
E ancora:
“… Il governatore Oliverio esce dal colloquio con il ministro Lorenzin senza fumata né bianca, né nera (ma in verità nerissima). Dice e non dice, ostenta che non intende negoziare nulla e però sospende la paventata protesta. Ma a che gioco si sta giocando? Davvero Oliverio vuole far credere (principalmente a se stesso) che si esca dal commissariamento con un colpo di teatro… bilanci in pareggio? Ma un governatore… può esporre la Calabria e i calabresi a questi inutili stress test”?
“.. occorre chiudere due bilanci annuali in pareggio… e salire di una trentina di punti la classifica di qualità dei Lea… i calabresi saranno costretti a pagare le aliquote Irap e Irpef più alte d’Italia.. … che fine hanno fatto i soldi del fondo sociale impastati a quelli della sanità… non se ne esce dal commissariamento prima di tre anni e comunque non prima della chiusura d’esercizio del 2019… Che partita è questa che si sta giocando sulla pelle dei calabresi?”
“… in difesa il commissario Scura.. La decisione del Consiglio dei ministri che dal commissariamento non si può uscire.. E un conflitto tra Oliverio e Scura genera solo danni e confusione, incomunicabilità.. ostracismo tra i Palazzi… tutto sulla pelle dei calabresi. Scura al vertice dell’ufficio del commissario e Oliverio a mettergli contro il Dipartimento e le Asp….. ”.
Beghe politiche o no… tra le righe si leggono amare verità, su quanto nella sanità calabrese si sia giocato al tiro al piattello. La situazione Oliverio – Scura si calma solo alla nomina di Saverio Cotticelli e Thomas Shael. Commissario e vice, che animati da voglia di legalità e trasparenza giurano collaborazione alla Regione.
Il commissario, Cotticelli, ha manifestato in più situazioni la sua volontà di:
“avviare una stretta e proficua collaborazione”, con i rappresentanti della Regione per “raggiungere ciò che i cittadini si aspettano. Facendo sistema, possiamo arrivare all’obiettivo, che è comune, di evitare che aumentino le tasse, si riducano i servizi, si indeboliscano le prestazioni sanitarie”.
“La mia opera insieme a voi (della Regione) è affrontare il debito e da questo rientrare. Intendiamo adottare pratiche virtuose, con sinergia politico-tecnica, con scelte condivise, con programmi di breve, medio e lungo periodo, tutto all’insegna della legalità, per raggiungere gli obiettivi in una realtà importante”.
Oliverio allora rispondeva nel gennaio 2019: “il commissariamento, dal 2010, non ha prodotto i risultati posti alla sua base quando fu deciso. I risultati a oggi sono livelli essenziali di assistenza al di sotto del parametro minimo, mobilità passiva, quindi emigrazione sanitaria, progressivamente aumentata, dai 201 milioni di euro del 2010 agli oltre 300 milioni al 31 dicembre 2017, servizi territoriali in condizione pessima, con conseguente situazione di grave sofferenza strutturale. Il maggiore ospedale dei calabresi è fuori dalla Calabria”.
Ma il conflitto sarebbe presto stato riapertura. Con la nomina dei Direttori Generali delle Aziende sanitariee ospedaliere provinciali, che l’allora presidente avrebbe voluto decidere in Giunta. Che provocò lo sbotto dell’allora ministro alla salute Giulia Grillo con l’invito a frenarsi al governatore, per la garanzia di una reciproca collaborazione. Con uno scontro vivo tra governo e regione, alimentato dai grillini Sapia e Nesci della commissione Sanità. Che accusavano il Governatore. Che negava la sua subalternità al Governo e che si diceva certo degli “insuccessi” del commissariamento della sanità. E di voler decidere sulle Nomine dei vertici delle aziende del Servizio sanitario della Calabria. Volontariamente dimenticando “di raccontare dell’avvio della procedura di decadenza di sette direttori generali protagonisti di disavanzi di bilancio, per cui pendeva un esposto alla Procura di Catanzaro”. E tutto perché dicono i 5s, prima della designazione di Cotticelli e Schael da parte del Governo, la Regione aveva “pubblicato un avviso, per i nuovi direttori generali, non in linea con le norme vigenti e avente due diverse scadenze per la presentazione delle domande…. non è più possibile utilizzare la sanità per clientelismo elettorale”. E questo nel gennaio 2019.
Ora andiamo ad alcuni dati sulla sanità calabrese: Sono molte le cause che originano questa mobilità passiva: l’insufficiente qualità clinico-gestionale, la limitata dotazione di posti letto, la presenza di aspetti distorti nella regolazione dell’attività ospedaliera. E questo lo si evince da una ricerca fatta dall’osservatorio interregionale per lo sviluppo dei servizi sanitari del Cergas della Bocconi di Milano. A cura di Francesco Longo, Alberto Ricci ed Elisabetta Barzan. Fatta dopo aver porto inn paragone tutti i Servizi Sanitari regionali del Sud Italia. Alberto Ricci presentando la Ricerca dirà :
“La Calabria registra i maggiori squilibri nazionali in termini di saldi di mobilità: con più del 3% della popolazione nazionale, attira l’1% della mobilità attiva e origina l’8% di quella passiva. Un paziente su sei si ricovera fuori regione e ciò si traduce in un debito per le casse regionali calabresi verso le regioni erogatrici che ha raggiunto i 304 milioni di euro, secondo l’ultimo dato rilevato in Conferenza Stato Regioni”.
Dalla sua analisi altresì si legge che : Le cause sono la limitata dotazione di posti letto e l’insufficiente qualità clinico-gestionale. Che determinano necessari interventi sia tecnici per migliorare la qualità del servizio sanitario che regolatori e politico-concertativo.
Inoltre la Regione Calabria, presenta aspetti di notevole criticità, con riferimento a numerose specialità cliniche. Con Saldi di mobilità passiva tra i più rilevanti del Paese.
Altro contributo importante, è quello di Franco Pacenza, delegato in materia di politiche sanitarie. Per chiarire ancora di più il drammatico quadro.
Che dice: “il sistema sanitario calabrese dimostra una bassissima qualità, un male antico ma che negli ultimi anni ha prodotto un forte peggioramento, provocando un esodo in termini di mobilità che si è triplicato verso le altre regioni erogatrici di servizi”.
La Calabria segna un acuirsi delle criticità e dei risultati. E in confronto alle altre regioni meridionali non ha approntato i piani di rientro.
È infatti possibile “certificare il fallimento delle gestioni commissariali con aumento del debito pari a 247 milioni e una diminuzione ingente dei livelli essenziali di assistenza” sosterrà sempre Pacenza. I rappresentanti politici calabresi, attenti, si sono sempre ampiamente espressi in merito a una partita che si gioca sulla pelle dei calabresi
Era il 2017, quando l’onorevole Wanda Ferro, allora Consigliere regionale de Gruppo Misto, criticava sulla mancata pubblicazione da parte del Dipartimento regionale di Tutela della Salute, del decreto 50, emanato il 14 marzo 2017, dal Commissario alla Sanità Massimo Scura. Criticando ‘quella’ politica che si gioca sulla salute dei calabresi. Riferendosi al braccio di ferro tra il governatore Oliverio e il commissario Scura
A che si sbloccasse l’assunzione di personale, era invero la motivazione del suo allora intervento, e di attivare nuovi servizi previsti dal Dca 64/16 e quindi di migliorare i Lea, condizione fondamentale per uscire dal Piano di rientro e quindi dal commissariamento. Affinché la Regione, si adoperasse a fare quanto in suo potere per dare risposte adeguate alla domanda di salute dei calabresi, senza che a pagare siano i cittadini.
Ad oggi…. Le cose sono anche possibilmente peggiorate….. E quelle preoccupazioni che allora Oliverio nel luglio 2017 scriveva, oggi ci sono e anche più gravi. Se si pensa alla pandemia, Covid-19, che ha miracolato la Calabria. In caso contrario i calabresi non esisterebbero più.
“Esprimo fortissime preoccupazioni per la grave situazione determinatasi nelle strutture ospedaliere e sanitarie della Regione Calabria a seguito della impossibilità di procedere alle assunzioni del personale medico e sanitario destinato, in particolare, ai servizi di pronto soccorso e di emergenza ed urgenza.” “Chiedo immediato e risolutivo intervento al fine di autorizzare il piano delle assunzioni del personale medico e sanitario e garantire le condizioni minime di funzionamento dei servizi sanitari”,
Così scriveva in un telegramma diretto all’allora Presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni e al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
Quanto è cosa di vero aveva questa guerra Oliverio-Scura e cosa celava nello scontro tra Regione e Commissario alla sanità calabrese?……
Sopra un commissariamento che dura un decennio. Era il 2010 il governatore era Giuseppe Scopelliti e il Governo era quello del Presidente Berlusconi. Le accuse a Oliverio si muoveva o da più fronti. Antonio Gentile, vicecoordinatore nazionale di Alternativa popolare e Piero Aiello, capogruppo pnella Commissione Sanità del Senato. Scriveva in merito: “Sicuramente l’ufficio del Commissario ha le sue responsabilità, enormi, vedasi il dramma dei Lea ed il grande disavanzo accumulato in un anno, che dimostra plateale incapacità gestionale. Rispetto a questa incapacità gestionale la politica che fa? Il presidente Oliverio e la sua giunta, infatti, non possono tirarsi fuori da questo disastro”.
Intanto Oliverio continuava le sue accuse contro il commissariamento indicando come “tutti gli indicatori confermano che la lunga fase di gestione commissariale ha prodotto un aggravamento delle condizioni sanitarie in Calabria….i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) siano rimasti al di sotto della media nazionale. E i servizi territoriali progressivamente indeboliti…. I calabresi, che continuano a rivolgersi a strutture sanitarie esterne perché nella loro regione non trovano una risposta adeguata alla domanda di assistenza e cura della propria salute”.
Ma andiamo all’inizio di questo provvedimento commissariale.
A quel tempo, il presidente della Regione era Giuseppe Scopelliti, e fu nominata la prima commissione di controllo.
Questa procedette alle audizioni dell’allora presidente della regione Calabria, Agazio Loiero (7 ottobre 2009), del dirigente generale per la tutela della salute della regione Calabria, Andrea Guerzoni, (23 febbraio 2010), e dello stesso presidente Scopelliti (30 giugno 2010).
E poi dei rappresentanti della sanità della Regione, 2009 a Catanzaro; 2010 a Locri e Reggio Calabria. Con sopralluoghi presso l’Ospedale di Locri e gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Del Presidente della Sezione regionale di controllo della Corte dei conti per la Regione Calabria, allora, Franceschetti e del Procuratore presso la Sezione giurisdizionale della Corte dei conti per la Regione Calabria, la Astraldi, nel 2010. Questa si occupò di analizzare i bilanci delle Aziende sanitarie e ospedaliere della regione Calabria, la relazione della Commissione d’indagine sulla qualità dell’assistenza prestata, dal Servizio sanitario della regione Calabria e le relazioni della Sezione regionale di controllo della Corte dei conti per la Regione Calabria.
Vennero così palesate alcune criticità: (quanto segue ha come fonte il Doc. XXII-bis n. 1).
Che le indagini evidenziarono su: dati contabili, gestione operativa :
– messa approvazione del bilancio di esercizio;
– disarmonia tra programmazione annuale e budget, con particolare riferimento al bilancio di esercizio e alla nota integrativa spesso carente;
– disallineamento delle perdite di esercizio con riguardo al preventivato pareggio;
-illegittimità rilevate nell’acquisto dei farmaci;
– mancata utilizzazione di strutture sanitarie e apparecchi medico-sanitari;
– inosservanza delle norme, nazionali e comunitarie, in materia di affidamento di appalti pubblici;
– pagamento di fatture riferibili ad operazioni inesistenti;
– ritardato pagamento ai fornitori;
– illegittimo conferimento di incarichi professionali e consulenze;
– carenza di un efficiente ed efficace sistema di controllo
La Commissione, istituita dal Ministero della salute nel dicembre 2007, per decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell’11 dicembre 2007, nella sua relazione del 14 aprile 2008 affermava:
«La “metodologia” del disservizio risulta essere l’aspetto prevalente del sistema sanitario in Calabria, mostrando sempre le stesse caratteristiche di un sistema caratterizzato da debolezza strutturale in una micidiale combinazione tra governo regionale che non riesce a imporre scelte di rinnovamento, governo aziendale troppo spesso senza capacità di gestione, degrado e inadeguatezza strutturale dei presidi sanitari, disorganizzazione amministrativa e gestionale, comportamenti professionali non adeguati, che a volte può risultare fatale, e che pregiudica le esigenze assistenziali, impedisce un efficace governo della spesa e conduce a rilevanti disavanzi finanziari di cui spesso non si conosce l’effettivo ammontare».
E, inoltre, a proposito dei casi di errori sanitari:
«La Commissione è addivenuta alla conclusione che questi eventi si siano verificati per il concorso di specifici comportamenti viziati da negligenza o imperizia adottati da parte degli operatori, in un contesto caratterizzato da diffuse carenze strutturali o organizzative specifiche della singola struttura e/o riconducibili a problemi generali “di sistema”».
Sottolineando anche la frammentazione della rete ospedaliera, la conformazione geoterritoriale e l’assenza di moderne infrastrutture.
Le ispezioni allora rilevarono gravi disagi in alcuni settori come:
– Pronto soccorso e rete dell’urgenza: gravi problemi di carattere strutturale in alcuni ospedali; mancanza di percorsi fisici precostituiti per il trasporto dei pazienti dai locali di pronto soccorso ai reparti di degenza; mancanza di percorsi organizzativi interni ed esterni per il trasferimento di pazienti acuti ad altre strutture, con gravi carenze soprattutto per le urgenze di tipo neurochirurgico, cardiologico e cardiochirurgico; incongruità tra accessi al pronto soccorso e presenza di strutture di diagnosi e cura in grado di dare risposta tempestiva; diffusa mancanza dell’uso del triage, cioè della metodologia in uso che permette di individuare immediatamente il livello di gravità e di urgenza della patologia da cui è affetto il paziente; organici non adeguati; difformità nel numero di accessi ai posti di pronto soccorso; presenza di un pronto soccorso nell’ambito di una clinica privata, con problemi di appropriatezza delle prestazioni effettuate da parte della regione.
– Condizioni igienico sanitarie e problemi strutturali: edifici datati e addirittura vetusti, in un clima di indifferenza e rassegnazione da parte degli operatori; le opere di ristrutturazione talvolta sono state eseguite senza tenere conto dei requisiti per l’accreditamento; lavori fatti in zone di ricovero o di passaggio adiacenti al pronto soccorso senza che tali zone fossero state adeguatamente isolate costituendo possibili fonti di infezione.
– Sottoutilizzo di reparti ospedalieri e di intere strutture: paradigmatico l’esempio dell’azienda ospedaliera universitaria Mater Domini di Catanzaro.
– Mancanza di una rete ospedaliera razionale: ospedali privi di strutture idonee a consentire percorsi diagnostico terapeutici completi situati l’uno vicino all’altro; ospedali quasi del tutto inutilizzati, con personale regolarmente in servizio, accanto ad ospedali vicini sovraffollati e con organici carenti.
– Rete della cardiologia e del bisogno cardiochirurgico: esempio paradigmatico la situazione esistente nella provincia di Catanzaro, caratterizzata da mancanza di sinergia tra le Aziende sanitarie e ospedaliere, con presenza di sale di rianimazione non funzionanti e scarsa produzione cardiochirurgica del pubblico, favorendo di fatto l’unica struttura privata (la clinica Sant’Anna) che effettua un numero cospicuo di interventi anche di cardiochirurgia ad alta complessità.
– Oncologia e Fondazione Tommaso Campanella: dalla Fondazione erano pervenuti pochissimi dati, insufficienti ed elusivi, ad esempio sulle sperimentazioni nazionali ed internazionali; nessun rapporto vi era tra la fondazione e la struttura dell’Azienda ospedaliera Pugliese – Ciaccio – De Lellis, altro polo oncologico della città di Catanzaro, con ovvie ricadute sulla mobilità sanitaria.
La relazione inoltre evidenziò la mancanza di indicazioni e direttive da parte della Regione Calabria riguardo alla gestione del rischio clinico.
Cosa che ai tempi del Covid-19 risulta terribilmente attuale e profetica.
La soluzione si rivede a nell’attuazione del decreto n. 18 del 2010.
La Regione emanò tre specifici decreti n. 16 del 2010, n. 8 del 2011, n. 11 del 2011 in merito al rischio clinico e per maggiore sicurezza alle prestazioni erogate.
Alla luce di ciò :
La Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali istituita nella XVI legislatura ritenne opportuno verificare gli eventuali cambiamenti verificatisi nel settore sanitario in Calabria, anche alla luce delle numerose segnalazioni pervenute, relative a casi di presunta «malasanità». Pertanto, oltre a procedere alle audizioni indicate nella Premessa, il 14 dicembre 2009 la Commissione si è recata in missione in Calabria, presso la prefettura di Catanzaro, dove una delegazione ha ascoltato il presidente e l’assessore al bilancio della Regione e i direttori generali delle Aziende sanitarie e ospedaliere. Il 23 e 24 settembre 2010 una delegazione della Commissione si è nuovamente recata in missione in Calabria.
E prima di tutto questo la Calabria da cosa veniva?
A settembre del 2014 la situazione si presentava così :
La Giunta regionale invitò il Commissario per il piano di rientro allora il Generale Luciano Pezzi, ad accettare le nomine che erano state proposte dai Commissari delle Asp e delle Ao. In quanto i contratti dei soggetti indicati dal Commissario Pezzi non avrebbero potuto essere prorogato. Così come ribadito dal Direttore dell’Avvocatura regionale Paolo Arillotta. Il mandato venne dato al Dirigente generale del Dipartimento Salute Bruno Zito che portò avanti i procedimenti dopo la delibera, con i neo Commissari delle Asp ed Ao.
Nella relazione dell’Avvocatura regionale si leggeva che :
“con le delibere di cui viene chiesta la revoca, ha ritenuto di provvedere alla nomina dei vertici delle Aziende del Servizio sanitario regionale esercitando i poteri conferiti dalla vigente legislazione, anche di rilievo costituzionale, giacché diversamente sarebbe incorsa nelle gravi responsabilità di natura personale e patrimoniale previste dalla LR n. 39/1995, di recepimento nell’ordinamento regionale della L. 444/1994, e ancor più in quelle morali derivanti dalla sostanziale interruzione di un servizio di così rilevante interesse”.
Ma vorrei concludere questa riflessione sulla sanità calabrese con quello che secondo me è uno dei casi limite che più servono a rappresentare il grave disastro della sanità in Calabria e da dove parta questo scatafascio che oggi sembra senza soluzioni prossime.
Facciamo un salto al 25 ottobre 2007.
ll sostituto procuratore della Repubblica, presso il Tribunale di Catanzaro, Luigi De Magistris chiedeva, il rinvio a giudizio per il presidente della Regione, Agazio Loiero, del Partito Democratico Meridionale, con l’accusa di :
‘associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla turbativa d’asta in relazione ad appalti per la fornitura di materiale elettromedicale a diverse aziende sanitarie e ospedaliere’.
Che con altri otto inquisiti ‘Avrebbero pilotato appalti in favore della ditta Ital Tbs di Trieste’.
Secondo l’accusa ‘un gruppo di persone avrebbe agito con l’obiettivo di condizionare le gare d’appalto di Aziende sanitarie e ospedali. Con irregolarità, avvenuta nell’ospedale “Pugliese” di Catanzaro, in gare dell’Asl 7 e del policlinico Materdomini e all’Asl 11 di Reggio Calabria.
All’ospedale di Locri, i tentativi di turbare la gara avevano fallito, a causa dell’ambiente più osservato, a seguito dell’omicidio di Fortugno, vice presidente del Consiglio regionale.
Quello che davvero come episodio gravissimo umano e sociale.. Segna il proseguo della vicenda sanitaria calabrese. Assassinato dopo sei mesi di mandato, il 16 ottobre 2005 a Locri, nell’androne di Palazzo Nieddu, durante le primarie dell’Ulivo, dentro al seggio. A lui successe Domenico Crea, poi arrestato nel 2008 dalla Direzione Distrettuale Antimafia nell’ambito di un’inchiesta sempre sulla sanità. Molti gli arresti conseguenti all’omicidio. Condannati poi all’ergastolo nel 2009 in primo grado, con sentenza resa definitiva dalla Cassazione nel 2014 : Alessandro Marcianò e il figlio Giuseppe, i mandanti, caposala e infermiere in un ospedale di Locri. Salvatore Ritorto, esecutore materiale e Domenico Audino fiancheggiatore. Il processo finisce con due assolti e 4 condanne all’ergastolo. I giudici della Corte d’assise di Locri nelle motivazioni della sentenza emessa nel febbraio scorso scrissero che “Francesco Fortugno è stato vittima di un omicidio politico-mafioso realizzato in attuazione di un programma predeterminato al fine di eliminare un personaggio scomodo”. Due i pentiti, testimoniano il fatto, Novella e Piccolo, questo diede la svolta decisiva alle indagini poi suicida, di ‘ violenza e grave prevaricazione nell’azione scellerata da tutti i consociati’.
Una sentenza e un processo che ha scritto 1200 pagine. Che raccontano fasi e movente di un omicidio cruento, si legge:
per ‘.. modalità del fatto e la simbologia della quale era rivestito, per il soggetto colpito, per il luogo prescelto, dove era in corso lo scrutinio per la scelta del candidato premier dello schieramento di centrosinistra in vista delle elezioni politiche nazionali, nel rispetto delle regole di democrazia, la tragica platealità dell’azione commessa in pieno giorno, a distanza ravvicinata dalla vittima, sono tutte esemplificative dell’attualizzazione, in quello scenario, di un chiaro metodo mafioso’
E solo per : eliminare uno scomodo personaggio.
Cosa dobbiamo aspettarci?
Fonti
http://www.cn24tv.it/public/news/docs/ips-report-demoskopitca-sistemi-sanitari-regionali-2019.pdf
https://www.gazzettaufficiale.it/atto/stampa/serie_generale/originario 10/10