Di Al. Tallarita
Tornando da un sabato romano in cui dopo una riunione di lavoro ho passeggiato per le vie di Roma ho ripensato a noi. A dove stiamo andando alle persone in viaggio, perché viaggiano al rispetto della cultura materiale e del patrimonio.
La nostra storia siamo noi la nostra arte il nostro patrimonio dovremmo esserne fieri e cercare il modo di conoscerlo meglio ognuno di noi singolarmente solo così possiamo avere quel peso specifico utile a far sì che l’Unione Europea rispetti la nostra nazionale unicità.
E che il mondo non diventi una scatola globale dove perdere la propria personalità culturale unica e insostituibile a scapito di arte tradizioni e ..vite umane vendute al miglior offerente dentro questa modernità liquida che propone la figura del migrante nomade come sostituzione al genio al pensiero e alla creazione di colui che parte per tornare e viaggia per conoscere.
Quello che sta inesorabilmente schiacciando l’arte il genio e che tenta di omologare tutto e tutti in un tetro meccanismo di lavoro consumo morte. Dove ci sono bambini di serie A e di serie B per i quali non è il caso piangere. Per alcuni dei quali i media propinano speciali a pranzo di domenica e di altri per i quali, migliaia, non sapremo mai neppure i nomi . Morti a comando della sala dei bottoni.
Ma da chi poi gestita? Forse da parassiti come sosteneva Bauman. Il sociologo teorico della “società liquida”.Che ci esortava a guardar oltre l’aurea superficie del mondo globale dipinto dai fslsi orifeti dei media e dei parlatori pseudo-intellettuali che da puri tecnuci sono oggi i “laudatores dei potenti”.
Non possiamo esimerci da una osservazione critica della contemporaneità.
Attraverso la rielaborazione del pensiero di Max Horkheimer e Theodor Adorno Baumsn si è il posto contro l’ingegneria sociale e il predominio della tecnica come aveva fatto Jürgen Habermas.
Sottolineando come questo abito altro non faccia che calpestare la morale.
Di fronte a una “elefantiasi burocratica” che schiaccia gli individui senza invero efficientire nulla del sistema sociale.
Conducendo a una inesorabile degenerazione progressiva del potere.
Angelo d’Orsi, a evidenziare ciò commenta Bauman e sottolinea come il sociologo abbia studiato la “trasformazione degli intellettuali, passati da figure elevate, capaci di dettare l’agenda politica ai governanti, a meri tecnici amministratori del presente, al servizio del sistema”.
Il concetto di a globalizzazione delle ricchezze ha gettato il velo dell’oblio sulla povertà.
Quella che uccide davvero milioni di persone in forme differenti.
E le conseguenze si vedono sulle persone ormai scarti di questa società paradossale. Utili solo come consumatori. Mella guerra ultra capitalistica in atto.dove un mastodontico arricchimento dei pochi riduce all’impoverimento totale del resto dei molti.
Um “capitalismo parassitario”, “omogeneizzazione” delle persone rese prive di personalità scelta parola dissenso dunque una forzata omologazione ricordando Pasolini.
Per tali ragioni la globalizzazione è se una guerra totale dei ricchi ai poveri. Alle “Vite di scarto” opera di Bauman, generate «dall’infernale “megamacchina” del “finanzcapitalismo”», scrive Angelo d’Orsi, citando un’espressione di Luciano Gallino.
Una “Società sotto assedio” (ancora un suo titolo), dominata dalla paura, dal rancore, dall’ostilità, fove le persone vedono le proprie vite disintegrate».
Una società anonima dove la socializzazione è solo virtuale.
Una società liquida priva si solidità di patrimonio da condividere da far conoscere priva si personalità culturale e artistica propria peculiare con cui presentarsi e conoscere l’altro.